Chissà cosa penserebbe oggi il Reverendo Martin Luther King del suo sogno, quello di una nazione americana unita e salvata dal riconoscimento dell’uguaglianza razziale. Oggi che gli afro americani vengono uccisi alle spalle dai poliziotti, dove la rabbia sfocia in violenze e incidenti per le strade delle città e dove il suo popolo è ghettizzato più che mai. Un fallimento, penserebbe? Non esattamente perché almeno allora, quando si rivolse a oltre 250mila neri arrivati da ogni dove davanti al Lincoln Memorial di Washington pronunciando un discorso della durata di 17 minuti definito ancor oggi uno dei più alti e ricco di contenuti della storia, l’America cambiò. Fu anche un magnifico esempio di cultura popolare, fondato come era su versi della Bibbia e antiche canzoni dei neri in schiavitù. In realtà Luther King fino alla sera prima, tanto erano giganteschi i preparativi per una manifestazione senza pari come quello che si tenne il 28 agosto 1963, non aveva pensato granché cosa dire.
COSA RESTA DEL SOGNO
Fu grazie alla cantante gospel Mahalia Jackson che continuava d dirgli di “parlare del sogno” che King gettò via i pochi fogli preparati e urlò per otto volte “I have a dream”: “Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che la loro persona contiene. Io ho un sogno oggi!”. L’America cambiò quel giorno, le istanze degli afroamericani cominciarono a essere discusse e approvate. Nonostante il governo avesse mobilitato 2mila agenti della Guardia nazionale, 6mila poliziotti, 4mila soldati non si registrò nessun arresto. JFK guardò il discorso in diretta televisiva dichiarandosi molto colpito. Nello stesso anno il Congresso varò il Civil Rights Act, la norma che rende illegale la segregazione razziale. Cosa resta oggi a oltre 50 anni di distanza di quel sogno purtroppo lo possiamo vedere in televisione: odio razziale e violenza. Lo stesso King sarebbe morto per violenza razzista, ucciso sul balcone di un motel nel 1968.