Martina Caironi, argento paralimpico nei 100 metri ai Giochi di Tokyo 2020, si è raccontata ai microfoni di “Belve”, trasmissione di Rai Due condotta da Francesca Fagnani e andata in onda nella serata di venerdì 22 aprile. L’azzurra ha esordito parlando dell’incidente subìto, nel quale ha perso una gamba: “Mi ricordo bene dell’incidente, finché non sono andata in choc e ho avuto la notizia dell’amputazione. Ho sentito subito dolore alla gamba, ho parlato con mio fratello, che guidava l’auto, e poi anche al telefono con mio papà. Quando mi hanno detto che mi era stata amputata la gamba, ricordo di avere urlato una sorta di ‘no’ soffocato dai tubi e dalla situazione in cui ero. Quando ho visto per la prima volta la mia gamba senza fasciature è stato tremendo. Non sapevo se potevo tornare a essere felice”.
Come ha reagito psicologicamente Martina Caironi a quel trauma? “Ho cercato col pensiero di andare nella direzione più positiva, guardando a quello che era rimasto e a quello che sarebbe potuto succedere se io fossi morta. La cosa più difficile da imparare a fare è stata abituarsi a mettere la protesi ogni mattina o di notte per andare in bagno”. Pensa anche a suo fratello, al quale “è toccata una cosa molto più forte, che è il senso di colpa, perché, anche se lui non ha colpe, guidava il veicolo. Mi ha colpito la presenza di mio fratello, soprattutto nel primo periodo: non si scollava mai dalla sedia d’ospedale e non mi ha mai trattato da disabile”.
MARTINA CAIRONI: “DOPING TECNOLOGICO SOTTOVALUTATO. NESSUNO NE PARLA, MA…”
Martina Caironi ha rivelato successivamente a “Belve” di avere lanciato un bicchiere durante la quarantena, “cosa per me gravissima”, e di essere stimolata dalla competizione interna alla Nazionale italiana con Ambra Sabatini, oro nei 100 metri a Tokyo 2020: “Aspettavo l’arrivo di una come lei, di un avversario così forte, da tanti anni. Ho capito subito che con la protesi giusta mi avrebbe superato. L’ha fatto in maniera velocissima, ma ero preparata a questo. Mi sono rimboccata le maniche per arrivare a un livello al quale non ero mai arrivata, perché prima non ero spinta a farlo da nessuno”.
Infine, il capitolo doping: è diffuso tra gli atleti paraolimpici? Martina Caironi non ha dubbi: “Il doping più sottovalutato è quello tecnologico. Ogni singolo tecnico, ogni Paese, possono decidere di progettare, fare ricerche e poi mettere sul mercato una dotazione tecnologica un mese prima delle grandi competizioni, quindi è regolamentare…”. E, ancora: “In passato è successo un caso nell’atletica che non è stato detto ad alta voce, che riguarda la Germania. Non è stata sanzionata perché era un finto illecito: sulla carta era tutto a disposizione di tutti, però quando? Un mese prima della Paralimpiade. E questo atleta ha vinto una medaglia d’oro a Rio 2016”.