Martina Ciontoli è in carcere per scontare una pena a 9 anni e 4 mesi di reclusione, condannata in via definitiva per l’omicidio del fidanzato Marco Vannini. Il ragazzo, 20 anni, fu ucciso con un colpo di pistola nella casa della famiglia Ciontoli, a Ladispoli, il 18 maggio 2015, e oggi Martina Ciontoli è in cella come sua madre, Maria Pezzillo, e il fratello, Federico Ciontoli, destinatari della stessa pena per il reato di concorso semplice in omicidio volontario (inizialmente accusati di concorso anomalo). Il padre, Antonio Ciontoli, ritenuto dalla giustizia esecutore materiale del delitto, sconta 14 anni di carcere.



Martina Ciontoli ha sempre rigettato ogni addebito in merito alla morte del fidanzato Marco Vannini, ma per la giustizia italiana la sua condotta e quella dei suoi congiunti hanno innescato gli eventi che hanno portato il 20enne di Cerveteri al decesso. Nessuno di loro, dopo quel colpo di pistola esploso tra le mura della loro villetta di via Alcide De Gasperi, ha prestato il necessario soccorso al ragazzo mentre questi, in preda a un’agonia lunga 110 minuti, urlava di dolore e chiedeva aiuto. Le chiamate fatte da Antonio Ciontoli e dal figlio, Federico, al 118 tra i 25 minuti e oltre un’ora dopo lo sparo, avrebbero restituito ai sanitari un quadro completamente diverso della situazione, decisamente di minore entità rispetto a quanto realmente accaduto. I Ciontoli avrebbero omesso il ferimento da arma da fuoco impedendo così che Marco Vannini potesse essere salvato. Oggi Martina Ciontoli è in carcere e, secondo quanto trapelato, conterebbe di uscire il prima possibile lasciandosi alle spalle la detenzione.



Chi è Martina Ciontoli, fidanzata di Marco Vannini all’epoca dell’omicidio

Martina Ciontoli, nata a Roma il 29 luglio 1995, prima del carcere per l’omicidio del fidanzato Marco Vannini viveva in una villetta di via Alcide De Gasperi a Ladispoli, abitazione che è stata teatro del ferimento mortale del 20enne. Finita a processo insieme alla madre, Maria Pezzillo, al padre Antonio Ciontoli e al fratello maggiore, Federico, Martina Ciontoli si è sempre detta estranea agli eventi che hanno portato alla tragedia e dalla sua cella continuerebbe a sperare di uscire prima del previsto. 9 anni e 4 mesi di reclusione la pena inflittale in via definitiva, dopo 5 gradi di giudizio, per il reato di concorso semplice in omicidio volontario.



Una sentenza identica a quella emessa a carico della madre Maria Pezzillo e del fratello Federico Ciontoli. 14 anni di carcere, invece, sono stati inflitti al padre Antonio Ciontoli, considerato esecutore materiale del delitto per aver sparato a Marco Vannini con una delle sue pistole nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015, all’interno della loro casa. Una serie sconvolgente di omissioni e ritardi da parte della famiglia Ciontoli avrebbe causato il drammatico epilogo dopo il ferimento di Marco Vannini.

In primo grado, Antonio Ciontoli era stato condannato a 14 anni per omicidio volontario, a 3 anni, per omicidio colposo, Martina Ciontoli e gli altri parenti coinvolti. In appello, la sentenza ha portato a una riduzione di pena per l’uomo, da 14 a 5 anni con derubricazione del reato a omicidio colposo, confermando invece quanto stabilito in primo grado a carico degli altri imputati. Ma la Cassazione ha disposto un appello bis chiedendo di riconoscere l’accusa più grave – omicidio volontario – a carico di Ciontoli. L’esito è stato il ripristino della condanna a 14 anni per Antonio Ciontoli, riconosciuto l’omicidio volontario con dolo eventuale, e a 9 anni e 4 mesi per moglie e figli, riconosciuto il concorso anomalo nel reato. Nel 2021, la condanna definitiva: confermati 14 anni al padre di Martina Ciontoli, 9 anni e 4 mesi a carico della ragazza e degli altri componenti della famiglia finiti a processo. L’unica modifica apportata dalla Cassazione, irrilevante ai fini della determinazione della pena, ha riguardato la trasformazione del concorso anomalo in concorso semplice, “attenuato dal minimo ruolo e apporto causale”, in omicidio volontario.

L’intercettazione di Martina Ciontoli, quando la figlia di Antonio Ciontoli disse: “Ho visto papà quando…”

Tra gli elementi chiave del processo a carico dei Ciontoli, lo stralcio di una intercettazione ambientale in caserma durante le ore successive alla morte di Marco Vannini, il 18 maggio 2015. Protagonisti della conversazione Martina Ciontoli e suo fratello Federico, impegnati a ricalcare i contorni di quanto accaduto tra le mura della loro casa al momento dello sparo: “Io ho visto papà quando gli ha puntato la pistola, gli ha detto: ‘Vedi di puntarla di là’. Papà ha detto: ‘Ti sparo’. E papà ha detto: ‘E’ uno scherzo!’. E lui ha detto: ‘Non si scherza così’”. Ed è diventato pallido…“.

Secondo la versione di Antonio Ciontoli, al momento del colpo di pistola sua figlia non era presente. Nel bagno, in cui sarebbe avvenuto il ferimento del ragazzo, a suo dire si trovavano soltanto lui e la vittima. Per questo tutti i familiari avrebbero inizialmente creduto alla sua versione del “colpo d’aria“, uno “scherzo” fatto a Marco Vannini mentre gli mostrava le pistole che tanto desiderava vedere perché “appassionato” di armi. Un racconto che mai ha convinto gli inquirenti, soprattutto alla luce di quel contenuto riportato da Martina Ciontoli al fratello prima dell’interrogatorio in caserma. La stessa fidanzata di Marco Vannini poi avrebbe negato di aver visto in prima persona la scena, sostenendo che quello fosse semplicemente il resoconto di quanto appreso dal padre sulla dinamica dei fatti di Ladispoli.