Martina Colombari è stata ospite ieri sera della trasmissione in diretta tv su Rai tre, Cartabianca. Nell’occasione la nota conduttrice e showgirl, moglie dell’ex calciatore del Milan Billy Costacurta, ha raccontato la sua disavventura con il covid: “Mi sono fatta la doppia dose di vaccino il 17 di luglio e dodici giorni fa circa ho fatto un tampone prima di andare al lavoro. Negli studi televisivi, sui set fotografici… non si accede se non si ha il tampone negativo e ho scoperto la mia positività”.



Martina Colombari ha proseguito: “Ero molto incredula, sapevo che con il vaccino si aveva una copertura del 92 per cento, incredula perchè una settimana prima avevo un lieve raffreddore che non avevo abbinato ad un eventuale contagio di coronavirus, quindi mi sono messa in isolamento, ho contatto l’Ats della Lombardia, ho fatto 10 giorni di isolamento poi ho fatto un antigenico privatamente visto che era sabato e ieri ho fatto il molecolare regolare dell’Ats”. La Colombari ha svelato di essere stata anche contattata dalla polizia: “Il secondo giorno vengo chiamato addirittura dalla polizia che mi ha fatto un questionario se ero a casa, come passavo la quarantena, le persone che avevo incontrato… comunque non ho contagiato nessuno”.



MARTINA COLOMBARI: “NON E’ STATO FACILE CONVINCERE MIO FIGLIO A FARE IL VACCINO”

“Con le due dosi di vaccino in corpo la carica è virale è più bassa – ha proseguito Martina Colombari in diretta a Cartabianca – e forse anche per quello io l’ho presa in maniera lieve, sono stata fortunata perchè l’ho presa molto bassa, come un’influenza diciamo, ora sono negativizzata”. E ancora: “Chi la prende avendo fatto il vaccino ho notato che si negativizza prima a differenza di quanto accadeva un anno fa, mio papà ci ha messo 18 giorni, il mio agente 24, ma erano senza vaccino”.



La Colombari ha parlato anche del figlio: “E’ stato complicato convincerlo a fare il vaccino quando poi si è reso conto che non poteva andare da nessuna parte senza il green pass, si è convinto, così come mia suocera che purtroppo perse nel 1957 una figlia dopo una vaccinazione, aveva 3 mesi e lei è sempre rimasta giustamente scossa per questa cosa e alla fine si è convinta, ma servono medici empatici, lunghi discorsi”.