Martina Guzzi, una ragazza 24enne, potrebbe essere la prima vittima italiana del noto difetto legato agli airbag Takata montati su numerose vetture. Facciamo un passo indietro. Lo scorso mese di maggio Stellantis ha richiamato circa 600mila fra Citroen C3 e DS3 per un problema di malfunzionamento del dispositivo di sicurezza, inviando delle lettere per certi versi inquietanti, visto che nelle missive si invitava il proprietario della vettura a non utilizzare assolutamente l’auto in questione, pena il rischio di un esplosione dell’airbag.



Ne era sorta una vera e propria polemica visto che, coloro che hanno ricevuto la lettera del richiamo per l’airbag difettoso non potevano spesso e volentieri non utilizzare la vettura per ovvi motivi. Stellantis si sta impegnando a risolvere più celermente possibile il problema, fornendo migliaia di auto sostitutive, ma il numero di vetture da riparare è ingente, di conseguenza sono necessari determinati tempi tecnici. Probabilmente la povera Martina Guzzi, la prima vittima degli airbag difettosi, non ha potuto rispettare alla lettera l’invito, di conseguenza ha utilizzato la vettura finendo per morire.



MARTINA GUZZI, VITTIMA DEGLI AIRBAG TAKATA:”COME UN COLPO D’ARMA DA FUOCO”

Secondo quanto scrivono i medici la sua morte è collegata direttamente al malfunzionamento dell’airbag, che una volta esploso ha avuto l’effetto simile ad un colpo d’arma da fuoco nei confronti della giovane, così come viene specificato in una relazione redatta dai consulenti della famiglia, riportata dal Corriere della Sera.

L’episodio risale allo scorso 28 maggio quando Martina era morta in un incidente che però, come si è appunto appurato, non è stato “normale”, bensì causato molto probabilmente dall’airbag difettoso. Secondo fonti non ancora ufficializzate, come riferisce il Corriere della Sera, vi sarebbero una quindicina di feriti in Italia sempre per via degli airbag Takata difettosi, mentre negli Stati Uniti i morti sarebbero già 27 con 400 persone coinvolte. Martina Guzzi era a bordo proprio di una delle famose Citroen C3 richiamate quando è deceduta: l’auto era del suo ragazzo che aveva ricevuto la lettera di richiamo pochi giorni prima.



MARTINA GUZZI, VITTIMA DEGLI AIRBAG TAKATA: COSA ACCADDE QUEL GIORNO

Era alla guida della vettura per andare in palestra, ma il destino ha voluto che la giovane rimanesse coinvolta in un incidente da cui forse sarebbe potuta uscire viva se l’airbag fosse stato funzionante a dovere. Ovviamente il condizionale è d’obbligo in queste situazioni perchè manca sempre la controprova, certo è che il dispositivo di sicurezza, come riferisce ancora il Corriere della Sera, si è comportato in maniera del tutto anomala dopo l’impatto con l’altra auto, uscendo completamente dalla propria sede, finendo appunto per schiacciare la povera Martina Guzzi invece che proteggerla.

La famiglia promette ora una battaglia legale per conoscere la verità e avere giustizia: qualcuno dovrà dare delle risposte certe sul perchè una 24enne è stata forse uccisa da un sistema di sicurezza che invece avrebbe dovuto salvarle la vita.