Martina Patti, cosa non torna nell’omicidio della figlia Elena Del Pozzo?
Ci sono ancora molti punti poco chiari nella drammatica vicenda di Elena Del Pozzo, la bambina che il prossimo luglio avrebbe compiuto cinque anni, uccisa dalla giovane madre reo confessa, Martina Patti in provincia di Catania. Un delitto che parte da una bugia, un sequestro mai realmente avvenuto, da parte di tre fantomatici uomini armati ed incappucciati. Tutto falso: mentre le ricerche erano già state avviate, nella speranza di poter presto rintracciare i tre malviventi descritti dalla madre, la piccola Elena giaceva già senza vita, sotterrata in un campo poco distante dalla sua abitazione. Uccisa a coltellate (almeno sette, sferrate al collo, all’orecchio ed alla spalla) proprio dalla donna che l’ha messa al mondo, crollata dopo meno di 24 ore. Martina ha escluso il coinvolgimento di altre persone, ammettendo di aver fatto tutto da sola, eppure gli inquirenti non sarebbero ancora del tutto convinti dell’assenza di un possibile complice.
La sua confessione avrebbe fin troppi buchi e questo avrebbe fatto sorgere un interrogativo presso chi indaga al delitto di Elena Del Pozzo: la madre si è fatta aiutare da qualcuno nell’occultamento del cadavere? A tal fine proseguono gli interrogatori ad amici e parenti della giovane madre. I carabinieri sospettano inoltre che l’omicidio non si sia consumato nel campo, come sostiene la donna, bensì nell’abitazione poco distante, dove la Scientifica farà presto ritorno a caccia di nuove tracce. Al momento, tuttavia, non sarebbero state trovate tracce di sangue nella villetta di via Euclide. Tanti, al momento, i ‘non ricordo’ da parte di Martina: “Non ricordo, piangevo forte. Mi sono cambiata, gli abiti non erano sporchi di sangue, solo le braccia erano intrise del sangue di Elena. Non ricordo di avere sotterrato la bambina, ma sicuramente sono stata io”.
Martina Patti, seconda messinscena? Giallo su arma e movente
Ci sarebbe una seconda inquietante messinscena che Martina Patti avrebbe tentato di mettere in atto nel delitto della figlioletta Elena Del Pozzo. Secondo quanto trapela dalle indiscrezioni raccolte da Repubblica, pare che la piccola sia stata trovata svestita. I suoi pantaloncini gialli, indossati il giorno della scomparsa, erano accanto al suo corpicino, all’interno del sacco nero destinato all’immondizia. Un dettaglio che non è passato inosservato agli investigatori e che ha dato l’impressione di una ulteriore messinscena. Nel caso in cui il corpo fosse stato ritrovato, avrebbe dovuto suggerire la pista di un sequestro finalizzato a una violenza sessuale, aggiungendo ulteriore orrore al dolore.
Un altro aspetto da chiarire avrebbe a che fare con l’arma del delitto, si pensa un coltello da cucina, non ancora rinvenuta. Tra gli ulteriori gialli dietro la vicenda che ha sconvolto l’intera provincia di Catania e non solo, anche il possibile movente. Cosa abbia potuto spingere una madre ad uccidere? Nonostante la fine turbolenta della relazione con il marito, Alessandro Nicodemo Del Pozzo, pare che sia Martina che il suo ex avessero ormai voltato pagina ed iniziato a ricostruire delle nuove relazioni. Tuttavia, il fatto che la piccola Elena si stesse affezionando alla nuova compagna dell’uomo potrebbe aver fatto scattare qualcosa in Martina. Piercarmine Sica, comandante del reparto operativo dei carabinieri di Catania, in merito ha commentato: “C’erano state gelosie e violenze e una delle possibili ragioni che hanno portato Martina Patti a compiere il gesto può essere proprio la gelosia”. In carcere Martina Patti è sorvegliata a vista per timore che possa togliersi la vita. A confermarlo al Corriere della Sera anche il suo legale, l’avvocato Gabriele Celesti: “Per quello che mi hanno detto le autorità carcerarie, la mia assistita è molto provata ma sotto stretta vigilanza”. Ed in merito ai tanti aspetti ancora poco chiari ha aggiunto: “Nell’interrogatorio ha già detto tanto. Su alcuni punti lacunosi vedremo se lei vorrà colmare alcuni buchi. E soprattutto se sarà nelle condizioni di aggiungere altro”.