Nuovi aggiornamenti sulla morte di Martina Rossi, la studentessa genovese scomparsa il 3 agosto 2011 a Palma di Maiorca. Per il decesso della giovane, volata giù dal sesto piano dell’hotel Santa Ana di Palma di Maiorca, sono stati condannati Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi in primo grado: i due giovani di Castiglion Fibocchi erano in camera con lei e avrebbero tentato di stuprarla, Martina precipitò nel tentativo di scappare dalla violenza. I genitori della vittima non hanno mai accettato la teoria del suicidio, stabilita dalle autorità spagnole in un primo momento, e hanno avuto un ruolo fondamentale per la riapertura delle indagini a cura della polizia di Genova. Come riporta La Nazione, si torna in aula domani, giovedì 28 novembre 2019: uno dei due reati contestati, la morte come conseguenza di altro reato, è alle soglie della prescrizione e quando si aprirà l’appello mancheranno 5 giorni all’estinzione del reato. Per le difese dei due accusati, è già tutto prescritto: per questo motivo è una corsa contro il tempo.



MARTINA ROSSI, DOMANI SI TORNA IN AULA

Nella puntata di oggi di Chi l’ha visto?, Federica Sciarelli mostrerà alcuni documenti e fotografie inediti sulla tragedia di Maiorca, mentre torna alla ribalta il capitolo processo. Come evidenzia La Nazione, i difensori di Albertoni e Vanneschi hanno contestato la ricostruzione dell’accusa – Martina Rossi è morta mentre tentava di scappare da uno stupro – e ora potrebbero ottenere la prescrizione della morte come conseguenza di un altro reato (la tentata violenza sessuale): in tal caso, la pena rientrerebbe nei limiti e i due imputati potrebbero sperare di evitare il carcere. Per ottenere l’assoluzione, le due difese devono smontare il “teorema Rossi”, supportato dal fatto che Martina fosse in slip perché le avevano sfilato gli short, ma non solo: pesano il racconto dei vicini di camera ed i graffi rinvenuti sul volto di Alberoni.



MARTINA ROSSI, LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA

La precedente sentenza ha smontato le tesi della difesa ed ha spiegato – passo dopo passo – quanto accaduto quel tragico giorno a Palma di Maiorca: Martina Rossi è morta fuggendo da una aggressione sessuale, con i due imputati che «continuarono a divertirsi dopo che la studentessa cadde dal balcone». Nelle motivazioni della sentenza, il giudice Angela Avila ha spiegato che furono la disperazione, lo choc ed il tentativo di fuga dai propri aggressori a causare la caduta dal sesto piano. Uno dei principali passaggi riguarda proprio la caduta della giovane: Martina non poteva «aver preso la rincorsa» perché la caduta è stata verticale, a candela, compatibile con lo scivolamento nel tentativo di raggiungere il terrazzino della stanza a fianco. Stesso discorso per quanto riguarda gli attacchi alla personalità di Martina, che aveva «smesso il trattamento farmacologico da circa due anni rispetto alla data del decesso» e che «era proiettata sul futuro», circostanza in contrapposizione con il pensiero suicidario.

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