La Cassazione ha confermato la condanna a 3 anni per tentata violenza sessuale nei confronti di Martina Rossi, ad Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi. Dopo più di dieci anni di processi, è stato emesso il verdetto definitivo nei confronti dei due imputati, che in ogni caso non andranno in galera. Ma Bruno Rossi, il papà di Martina che in questa decade si è battuto sempre come un leone per avere giustizia, alza le spalle: «Di tenerli in galera non mi interessa – le sue parole riportate dall’edizione online de La Stampa – quello che importa è che giustizia sia stata fatta e che l’immagine di mia figlia sia stata ripulita».
Quindi ha aggiunto: «La storia per me non finisce qui visto che a Genova è in corso il processo per gli amici di Albertoni e Vanneschi, quelli che erano con loro in Spagna e che hanno raccontato un sacco di bugie». Inoltre la famiglia di Martina Rossi sta pensando di intentare una causa civile. «Non ho ancora deciso – ha detto a riguardo il signor Bruno – ma non la escludo».
MARTINA ROSSI, LE PAROLE DEL PAPA’ BRUNO E DELL’AVVOCATO DEI CONDANNATI
Sulla vicenda si è espresso anche Stefano Buricchi, legale dei due condannati, che ha spiegato: «Ora abbiamo 30 giorni per la richiesta dell’affidamento ai servizi sociali, un provvedimento, per fare un esempio eclatante, del tutto simile a quello scelto anni fa da Silvio Berlusconi. Il carcere è escluso categoricamente – ha aggiunto – come riportato sul decreto, che sospende la pena. L’affidamento in prova ai servizi sociali è la misura che farà espiare loro la condanna».
Ma per l’avvocato la vicenda non si è ancora conclusa: «Faremo ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo verificando se ci sono anche i termini per la revisione del processo visto che abbiamo ben 24 testi della difesa che non sono stati ascoltati, compresa la cameriera spagnola che raccontò di aver assistito alla caduta di Martina».