Martina Scavelli, arbitro della federazione italiana di Pallavolo, ha denunciato l’obbligo della pratica del peso a inizio stagione: “Il problema del peso – ha raccontato la stessa oggi ospite di Uno Mattina in Famiglia – è legato alla salute ma la domanda che ci poniamo è: perchè per fare i campionati di Serie A e B c’è questo fattore di rischio mentre in C non c’è paradossalmente?”. E ancora: “Io sono stata penalizzata ma noi matematicamente ci giochiamo una classifica sui centesimi e tre punti sono tanti. Questo vale soltanto per il settore arbitrale, per gli ufficiali di gara. Noi siamo in una posizione statica sul seggiolone. Non mi state pesando, sono stata pesata abbastanza”.
Sulla sua passione per il pallavolo: “Da piccola ho giocato un po’ poi nel 2007 ho fatto il corso arbitri e nel 2017 ho coronato questo sogno di diventare arbitro nazionale di Serie B. Innanzitutto mi piace l’amore per il volley, non è una professione ma un hobby. Chiunque volesse approcciarsi a questo mondo arbitrale è un gran percorso professionale e di crescita: siamo al centro degli insulti ma ci togliamo anche tante soddisfazioni. Lo slogan del nostro sport è Il mio sport è differente, nel senso che è uno sport di famiglia, mi sono sempre sentita parte di una grande famiglia”. Nella massima serie: “Ci si arriva per bravura, ci sono osservatori che ti osservano, poi c’è una graduatoria e nel 2017 sono stata l’unica in Calabria a passare al nazionale. La mia media era dal buono all’ottimo. Quante partite ho arbitrato? Più di 200 nella serie nazionale. Noi ci spostiamo con qualsiasi mezzo a disposizione, auto, traghetto, bus, treni, tanti chilometri sulle spalle. Rimetterci economicamente? Abbiamo un gettone di rimborso spesa”.
MARTINA SCAVELLI: “PESO? IL PUBBLICO MI E’ STATO MOLTO VICINO”
La più brutta partita? Martina Scavelli spiega: “La tifoseria si è presa a cazzotti mentre la più bella è stata ricevere i complimenti della squadra che aveva perso, nonchè degli allenatori, ma anche ricordare il senso dello sport e l’aggregazione nelle finali e nei playoff. La prima partita? E’ stata a Ciro Marina con un mio collega, che ora arbitra in Serie A: abbiamo iniziato questa strada insieme e avevo il terrore. Chi ha vinto? Non me lo ricordo mai”. Tornando alla vicenda del peso: “Il pubblico è stato molto solidale, ho ricevuto migliaia di messaggi di solidarietà, ho ricevuto tante esperienze di vita, mi hanno raccontato ognuno la propria storia e non è la mia battaglia ma quella di tutte le Martine che non ce l’hanno fatto e non hanno potuto dire la propria”.
Ma come funziona il rito del peso? “Durante il raduno di inizio stagione siamo sottoposti a delle visite mediche anche se portiamo già il certificato medico. La visita è solo per la pesatura non è una visita vera e propria”. Le reazione nell’ambiente sportivo? “Io non ho avuto nessuna risposta dalla federazione ha spiegato Martina Scavelli, neanche a livello informale, non si è fatto vivo nessuno. Ho avuto tanta solidarietà dalla città, dagli amici e dai colleghi ma non dagli organi. Questo gesto può aiutare? Io me lo auguro, personalmente le etichette dei vestiti danno fastidio e continuerò a toglierle e bisogna togliere anche questa etichetta fisica che non esiste: dobbiamo essere giudicati per il proprio cervello e non per il proprio aspetto esteriore”. In conclusione Martina Scavelli ha spiegato: “Chi ha qualche peso in più? Fatevi valore per quello che siete, studiate e portate avanti i veri valori che non sono questi”.