Martina Scialdone è stata uccisa la sera del 13 gennaio scorso fuori da un ristorante di Roma e ad agire, secondo la ricostruzione, sarebbe stato l’ex compagno Costantino Bonaiuti. L’uomo, 61 anni, le avrebbe sparato con la sua pistola dopo una lite esplosa durante un incontro in cui la donna, riporta Quarto Grado, avrebbe espresso la volontà di chiudere definitivamente il rapporto. È per questo che gli inquirenti propenderebbero per il quadro di un omicidio premeditato. In sede di interrogatorio di garanzia, l’indagato si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. In merito al delitto, la Procura capitolina contesterebbe a Boaniuti proprio la premeditazione, riporta Ansa, compresa l’aggravante dei futili e abietti motivi.
La difesa dell’ex compagno di Martina Scialdone, scrive Adnkronos, avrebbe presentato ricorso al Riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa a carico del 61enne dal gip di Roma. Secondo l’avvocato di Costantino Bonaiuti, l’uomo non avrebbe agito con premeditazione e non sussisterebbero i gravi indizi di colpevolezza e il pericolo di fuga richiamati nel provvedimento del giudice per le indagini preliminari che ha riconosciuto invece le predette esigenze cautelari.
Omicidio Martina Scialdone: le parole del gip nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Bonaiuti
Poco dopo l’omicidio di Martina Scialdone, l’ex compagno Costantino Bonaiuti sarebbe stato individuato e arrestato. L’uomo si era allontanato dalla scena del crimine portando con sé la pistola che avrebbe usato per uccidere la 35enne, fuori da un ristorante di Roma in cui si sarebbe consumato il loro ultimo incontro. Secondo l’accusa, Bonaiuti avrebbe agito con premeditazione e il gip, nella sua ordinanza di custodia cautelare in carcere, avrebbe delineato un quadro pesantissimo di elementi a carico del 61enne indagato.
Lo si evince da uno stralcio del provvedimento, riportato dall’Adnkronos: il giudice per le indagini preliminari Simona Calegari avrebbe sottolineato la sussistenza di “un panorama indiziario talmente consistente e solido da considerarsi, già allo stato, pressoché inconfutabile nel proseguo dell’attività investigativa”. E ancora, secondo il gip sarebbe “emerso palesemente e inequivocabilmente che l’unico obiettivo perseguito da Bonaiuti fosse esclusivamente quello di uccidere la Scialdone“. La difesa di Bonaiuti sosterrebbe invece che il colpo di arma da fuoco che ha ucciso Martina Scialdone sarebbe “partito per errore” durante un finto tentativo di suicidio che avrebbe messo in scena per impietosire la ex compagna e farla desistere dal proposito di chiudere il rapporto.