Un arsenale a casa dell’ex compagno di Martina Scialdone, Costantino Bonaiuti. Questa una delle scoperte che sarebbero state fatte dagli inquirenti in sede di indagini sulla morte dell’avvocatessa 35enne, uccisa con un colpo di pistola fuori da un ristorante della Capitale dopo un incontro con l’uomo. Ad agire, secondo la ricostruzione, sarebbe stato proprio Bonaiuti, 61 anni, attualmente in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravatodalla premeditazione e dai futili e abietti motivi. Nella sua abitazione sarebbero state trovate diverse armi, 4 pistole e 2 fucili, tutte regolarmente detenute.



Lo riporta Chi l’ha visto?, con un importante interrogativo di fondo che emerge alla luce di quanto esposto davanti alle telecamere della trasmissione dall’avvocato di Costantino Bonaiuti, Fabio Taglialatela. “C’è una certificazione che mi è arrivata in studio – ha dichiarato il difensore dell’indagato per l’omicidio di Martina Scialdone -, nella quale lo psichiatra lo definisce un soggetto rischioso ma non per gli altri, per se stesso”. La domanda chiave, secondo la trasmissione di Federica Sciarelli, è una: “Come mai un uomo ritenuto pericoloso per se stesso aveva il porto d’armi e deteneva legalmente quanto trovato nella sua abitazione?“.



L’autopsia sul corpo di Martina Scialdone e la presunta dinamica dell’omicidio

Poche ore fa, secondo quanto riportato da Repubblica, sarebbero emersi i primi risultati dall’autopsia condotta sul corpo di Martina Scialdone. Stando alle evidenze riscontrate in sede medico legale, la 35enne sarebbe stata uccisa da un colpo di pistola sparato da una distanza ravvicinata, circa 40 centimetri. A occuparsi dell’esame autoptico, riferisce lo stesso quotidiano, il professor Luigi Cipolloni, incaricato dalla Procura per l’accertamento delle cause del decesso dell’avvocatessa.



La difesa dell’indagato, il 61enne Costantino Bonaiuti, sosterrebbe la tesi del “colpo partito per errore” e da distanza maggiore rispetto a quella che sarebbe stata individuata dal consulente del pm (quest’ultima ritenuta compatibile, scrive Il Corriere della Sera, con il racconto del fratello della vittima). Il medico legale inoltre tenderebbe ad escludere lo scenario di uno sparo accidentale avanzato invece dal legale dell’ex compagno di Martina Scialdone. Apparirebbe comunque difficile stabilire l’esatta distanza tra la vittima e il soggetto che avrebbe sparato. Pochi dubbi, però, insisterebbero sulle cause della morte della 35enne, come riporta ancora Il Corriere: Martina Scialdone sarebbe deceduta per una severa emorragia, raggiunta da un colpo sparato dall’alto verso il basso e indirizzato al petto.