5 ANNI FA IL DOCUMENTO DI ABU DHABI CON PAPA FRANCESCO E L’IMAM DI AL-AZHAR: PARLA IL VESCOVO DELL’ARABIA MERIDIONALE

Era il 4 febbraio 2019 quando Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb, firmarono il “Documento sulla Fratellanza umana per la Pace mondiale e la Convivenza comune”, testo cardine nel dialogo tra cattolicesimo e Islam moderato. A 5 anni dallo storico evento, il vescovo dell’Arabia meridionale – mons. Paolo Martinelli – ha inviato una lettera a tutti i fedeli per celebrare l’importanza non solo simbolica di quel documento: «un atto profetico da rileggere, diffondere e far conoscere a tutti, per trasmettere il suo spirito e i suoi valori alle nuove generazioni», chiede il frate cappuccino già vicario nella Diocesi di Milano, tra i più illustri teologici e studiosi degli ultimi decenni.



In occasione del V Anniversario della visita di Papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti (3-5 febbraio 2019), il vescovo responsabile oggi di quell’area così cruciale per i destini del pianeta – come emerge nella difficile situazione oggi dovuta alla guerra in Medio Oriente – ribadisce quanto Papa Francesco all’epoca scommesse sul destino della fratellanza: «La memoria di quei giorni», scrive il Vicario apostolico Martinelli, «ci riempie ancora il cuore di gratitudine e risveglia in noi un profondo senso di responsabilità per la Chiesa e per il mondo intero». In merito al testo stesso del Documento siglato da Papa Francesco e dallo Sheikh Ahmed al Tayyeb a Abu Dhabi, si tratta di una «pietra miliare per il dialogo interreligioso. Riconosciamo di essere differenti, e siamo chiamati a riconoscerci l’un l’altro, a rispettarci a vicenda, e a camminare insieme promuovendo pace e giustizia, fratellanza umana e coesistenza pacifica, il ruolo delle donne nella società, custodendo sempre la creazione come un dono di Dio per il bene di tutti».



VESCOVO PAOLO MARTINELLI: “LE RELIGIONI POSSONO LAVORARE INSIEME PER UN MONDO PIÙ UMANO GRAZIE ALL’EDUCAZIONE”

Intervistato oggi dall’Avvenire a 5 anni esatti dallo storico incontro tra il Pontefice e l’imam della moschea del Cairo, tra i più importanti leader musulmani nel pianeta, il vescovo Martinelli lancia la proposta di portare nelle scuole il Documento sulla fratellanza come autentico “antidoto” all’odio e all’ignoranza nelle complesse relazioni tra le religioni. In quel documento c’è tutto, spiega il vicario, a cominciare dall’invito alla fratellanza universale, passando al riconoscimento che «Dio vuole che tutti gli uomini si accolgano come fratelli e sorelle», ma anche l’uguale dignità, la promozione della donna, la pace e la giustizia.



Tutto assume importanza in quanto viene sorretto e scritto nero su bianco in quel Documento dalle massime autorità di due religioni diverse: «documento ha innescato un processo di dialogo e di confronto tra le religioni che fa riferimento a questioni cruciali riguardanti l’umano comune. Non si tratta di un dialogo sulle dottrine, che pure rimane interessante e necessario, ma di interrogarsi su come le religioni insieme possano rendere il mondo più umano e fraterno». Per il vescovo Martinelli, la firma ad Abu Dhabi rappresenta un primo importante passo verso la “responsabilità antropologica delle religioni”, così tanto inseguita e affermata dal Magistero di Papa Francesco. Con quel documento, la questione di Dio torna a divenire centrale nella vita umana, riflette il vescovo: «deve far parte dell’educazione dei giovani», e per questo il vero e proprio “tagliando” su cui giudicare nei prossimi anni il Documento degli Emirati Arabi è proprio centrato sul tema educativo. «È certamente decisivo che esso ispiri percorsi formativi e di educazione al dialogo tra i giovani appartenenti a fedi diverse, affinché si impegnino a lavorare insieme per un mondo più fraterno ed umano», conclude padre Martinelli dalla sede di Abu Dhabi, «Dev’essere oggetto di studio nelle scuole e nei percorsi di catechesi. Il dialogo interreligioso, infatti, non riguarda dall’esterno la nostra fede, il rapporto con persone di al- tre fedi è essenziale alla nostra fede cristiana oggi».