Mercoledì 1 dicembre a Torino si terrà l’incontro “Norberto Bobbio: tra socialismo, liberalsocialismo e socialismo liberale”: nell’epoca dove diritti, libertà e opposte visioni di affrontare la pandemia si trovano ad essere “discusse” nella gestione dello Stato, il pensiero di un filosofo simbolo della sinistra italiana stupisce per le sue considerazioni riportate oggi da “La Stampa”.



Nel convegno del 1979 a Milano – inserito poi nel volume “Mediazione – Integrazione liberalsocialista” – Bobbio provava a lanciare un monito a quella sinistra che solo un anno prima nel 1978 aveva stravinto le Elezioni Amministrative con il PCI. Spiega bene Marco Rovelli oggi sul quotidiano torinese, presentando le parole di Bobbio, come il pensiero filosofico sul reale rapporto tra marxismo e democrazia fosse tutt’altro che banale: in sostanza Bobbio ammoniva la sinistra dicendo che non era preparata a governare uno Stato democratico (cosa che infatti, col PCI, non si concretizzò mai). «Non possedevano una “teoria dello Stato”« e soprattutto «il loro socialismo di esplicita derivazione marxista (quello di cui parla Bobbio quando parla di “socialismo”, ndr) era totalmente incentrato sulla questione di chi governo e trascurava gravemente la questione di come si governa».



IL COMUNISMO E LO STATO DEMOCRATICO: IL PENSIERO DI BOBBIO

È proprio il ruolo di gestire e dirimere le scelte in uno Stato democratico che, secondo Norberto Bobbio, sarebbe stato una grave lacuna della sinistra di fine anni Settanta: «la maggior parte degli issi di questo secolo, come fascismo, nazismo, stalinismo, franchismo, nazionalismo, hanno alle nostre orecchie un suono sinistro. Richiamarsi oggi al liberalismo e al socialismo vuol dire dimostrare di non aver perduto la fiducia in un avvenire di libertà e di giusta in questo mondo». Bobbio consigliava che tanto la cultura liberale quanto quella socialista-marxista dovessero rimanere ben nettamente separate per garantire lo sviluppo e il progresso della società democratica. «Il rapporto tra democrazia e marxismo non pacifico», ribadisce ancora Bobbio. Secondo Rovelli, il motivo per cui il PCI non riuscì mai a raggiungere il potere – al di là della mancanza di forza politica – era già spiegato in quelle pagine di Bobbio: «per assenza di pensiero e di volontà […]. La democrazia è tanto già difficile in quanto piena di paradossi che ne rendono incerta la realizzazione, primo dei quali le dimensioni delle organizzazioni in cui si struttura».

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