Mary Winston Jackson è stata la prima donna nera ingegnere alla NASA, alla quale è stato persino dedicato il nome dell’edificio del quartier generale. Un riconoscimento che la dice lunga sul contributo che Mary Winston Jackson ha dato, in termini di sapere e competenze messe a disposizione del suo paese. La scienziata viene anche riconosciuta con il tempo come un’instancabile attivista a difesa dei diritti delle donne e determinata a promuovere lo sviluppo di carriera delle sue colleghe nel settore scientifico.
Curioso che il lungo percorso di Mary Winston Jackson sia venuto alla luce paradossalmente solo in tempi più o meno recenti, grazie al libro di Margot Lee Shetterly Il diritto di contare e all’omonimo film, in cui viene ripercorsa la storia personale della scienziata. Classe 1921, Mary nasce e cresce in Virginia dove all’inizio degli anni quaranta si laurea in scienze fisiche. In un primo momento lavora come insegnante, poi alterna altre mansioni, anche all’interno dell’esercito americano, fino ad essere reclutata dalla NACA, meglio conosciuta oggi come NASA.
Mary Winston Jackson simbolo di determinazione e lotta: ecco perché
La sua vera carriera, dunque, parte alla NACA, dove lavora inizialmente all’interno dell’unità di calcolo segreta del Langley Research Center di Hampton. Nella sua unità, Mary Winston Jackson era l’unica donna di colore impiegata ma ciononostante riesce a distinguersi con grandi intuizioni ed un apporto considerevole, soprattutto per quanto concerne la prima spedizione sulla Luna.
Dopo aver trascorso diversi anni alla NASA, tuttavia, Mary sognerebbe di diventare ingegnere ma davanti a sé trova la strada sbarrata. Da donna perseverante e determinata, non si dà per vinta e dopo una lunga serie di battaglie otterrà il permesso speciale per frequentare la Hampton High School, integrando gli studi e diventando nel 1958 la prima ingegnera di colore della NASA.