L’inchiesta della Procura di Salerno per l’omicidio di Marzia Capezzuti, avviata nel 2022, ha registrato una svolta pochi giorni fa con l’arresto di tre dei sette indagati per la morte della 29enne milanese, scomparsa a Pontecagnano Faiano nel marzo dello stesso anno e trovata cadavere sette mesi più tardi, il 25 ottobre scorso, in un casolare abbandonato. In carcere sono finiti Barbara Vacchiano, cognata della vittima in quanto sorella del compagno defunto della stessa, il marito della donna, Damiano Noschese, e il loro figlio minorenne che, all’epoca della scomparsa di Marzia Capezzuti, aveva 14 anni.



Proprio quest’ultimo, secondo gli inquirenti, avrebbe confessato il delitto alla sorella maggiore (Anna, anche lei indagata nell’ambito della stessa inchiesta insieme all’altro fratello maggiore, Vito), rivelando che Marzia Capezzuti sarebbe stata strangolata. Un racconto che sarebbe stato fatto durante una videochiamata via social tra i due giovani e che oggi, a seguito del provvedimento emesso a suo carico, il minorenne avrebbe negato. I tre finiti in manette si sarebbero avvalsi della facoltà di non rispondere, trincerandosi nel silenzio davanti alle domande del gip in sede di interrogatorio di garanzia. Il figlio minore di Barbara Vacchiano, secondo quanto appreso da Chi l’ha visto?, avrebbe però reso una dichiarazione spontanea per respingere di aver fatto la terribile confessione alla sorella.



Marzia Capezzuti: il figlio minorenne di Barbara Vacchiano nega la confessione

La trasmissione Chi l’ha visto? ha diffuso un aggiornamento sul caso di Marzia Capezzuti dopo l’arresto delle tre persone ritenute coinvolte nel delitto della 29enne, scomparsa a Pontecagnano Faiano nel marzo 2022 e trovata senza vita sette mesi dopo in un casolare. Si tratta della cognata della vittima, Barbara Vacchiano, del marito Damiano Noschese e del loro  figlio minorenne, 14 anni all’epoca del delitto. Il giovane, secondo la trasmissione di Federica Sciarelli, avrebbe negato di aver detto alla sorella che avevano strangolato Marzia Capezzuti.



Si tratta di una dichiarazione spontanea che il minore avrebbe reso al gip nell’interrogatorio di garanzia di poche ore fa, dopo che il ragazzo, così come i genitori, si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. A riferire la circostanza sarebbe stato l’avvocato Francesco Rocciola, già difensore del minorenne per una passata accusa di spaccio e per il concorso nel furto di uno scooter. Oggi 15enne, il ragazzo avrebbe chiesto ripetutamente di poter parlare con la madre. La sua versione contrasta con quanto sostenuto dagli inquirenti, secondo cui la confessione dell’omicidio, cristallizzata nella frase “L’abbiamo soffocata”, sarebbe emersa in una videochiamata sui social, recuperata senza audio e decifrata attraverso la lettura del labiale e dei gesti, tra il ragazzo e la sorella (anche lei tra le sette persone finite sotto indagine).

Marzia Capezzuti: qualcuno sapeva e nessuno è intervenuto

Il caso di Marzia Capezzuti impone una riflessione su una situazione impossibile da non notare. Il dimagrimento della giovane, i lividi sempre più evidenti sul suo volto (documentati da una sconvolgente foto arrivata alla redazione di Chi l’ha visto?) e i racconti di testimoni che avrebbero assistito al progressivo decadimento delle sue condizioni di salute, non potevano passare inosservati. Eppure questo è accaduto. Qualcuno sapeva, ma nessuno sarebbe intervenuto in maniera decisiva per salvare la 29enne, affetta da una fragilità che, descrivono i genitori Ciro e Laura, l’avrebbe vista restare “bambina in un corpo di donna“.

Marzia Capezzuti, come forse altre persone in queste ore, avrebbe vissuto intrappolata in una spirale di violenza che sarebbe sfociata nella sua terribile fine senza che vi fosse un freno alla crudeltà dei suoi aguzzini. Morta dopo un abisso di maltrattamenti, dopo essere stata tenuta segregata, addirittura costretta ad indossare un pannolone, secondo la ricostruzione, rinchiusa per mesi in un angusto spazio tra le mura della casa in cui invece avrebbe dovuto trovare affetto e ospitalità. Diversi residenti di Pontecagnano Faiano si sarebbero fatti avanti portando agghiaccianti racconti davanti alle telecamere di Chi l’ha visto?. Troppo tardi, putroppo, per scrivere un lieto fine a conclusione di questa storia da incubo.