Si sono tenuti poche ore fa, in provincia di Milano, i funerali di Marzia Capezzuti, la 29enne uccisa dopo una spirale di violenze a Pontecagnano Faiano (Salerno) nel 2022. Un anno fa la scomparsa della ragazza, secondo la ricostruzione degli inquirenti vittima di torture per mesi e segregata nell’abitazione della ex cognata, Barbara Vacchiano, oggi accusata di omicidio e occultamento di cadavere con il marito, Damiano Noschese, e il loro figlio minorenne. I tre sono in carcere e il primo rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta riguarda proprio il più giovane degli indagati.
Lacrime e dolore per l’ultimo saluto a Marzia Capezzuti, vittima di una agghiacciante serie di maltrattamenti che l’avrebbero ridotta in condizioni disperate. “Almeno abbiamo una tomba su cui piangere, ancora non ci credo, non è normale, non è giusto perdere una figlia così“, dice la madre della ragazza, a cui fa eco un ricordo del padre, Ciro: “L’ho vista in sogno, con quegli occhioni azzurri, con quel sorriso mi dice ‘Papà, sto bene’. Poi mi sono svegliato, adesso so dove sei figlia mia“. “Marzia, grazie figlia mia, per essere stata un dono prezioso“. Questo l’ultimo pensiero dei genitori di Marzia Capezzuti che chiedono giustizia dopo l’orrore che ha visto finire in cella un’intera famiglia.
La tragedia di Marzia Capezzuti
Un’intera famiglia è finita sotto accusa per l’omicidio di Marzia Capezzuti e per l’occultamento del suo cadavere, ritrovato dopo mesi in un casolare tra Pontecagnano Faiano e Montecorvino Pugliano. In carcere l’ex cognata Barbara Vacchiano, sorella dell’ex compagno della 29enne con cui avrebbe continuato a vivere anche dopo la morte di quest’ultimo, il marito della donna, Damiano Noschese, e il figlio minorenne della coppia. A inchiodarli sarebbe stata la testimonianza di un’altra figlia di Vacchiano, Anna, la prima a denunciare le atrocità che Marzia Capezzuti avrebbe subito tra le mura di quell’abitazione prima di essere uccisa. E sempre Anna aveva raccolto una sorta di “confessione” in videochiamata da parte del fratello minore, poi arrestato, in cui il ragazzo avrebbe descritto le modalità di esecuzione del delitto: “L’abbiamo strozzata“.
Il quadro di violenze subite da Marzia Capezzuti è agghiacciante. Diversi testimoni hanno fornito un resoconto dell’orrore dichiarando ciò che sarebbe stato inflitto alla 29enne: “denti tirati con una pinza“, percosse e bruciature sul corpo, abusi sessuali, insulti e minacce. Ma non solo: Marzia Capezzuti sarebbe stata segregata in uno sgabuzzino e costretta a dormire con i cani, ridotta in condizioni disumane e infine costretta a indossare un pannolone. Incapace di stare in piedi per via delle lesioni riportate. L’impianto accusatorio apparirebbe granitico agli occhi di chi indaga: omicidio aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà, dal fine di conseguire l’impunità per i maltrattamenti precedentemente commessi e dai motivi abbietti e occultamento di cadavere.