La 29enne Marzia Capezzuti è scomparsa da oltre un anno da Pontecagnano e della ragazza non ci sono più tracce. La 29enne si era trasferita per andare a convivere con il compagno Alessandro, morto nel 2019, e la famiglia di lui. La storia di Marzia, come emerge dalla puntata e dalle interviste esclusive di ‘Storie Italiane’ di oggi, venerdì 30 settembre, sarebbe una realtà fatta di violenze indicibili e umiliazioni quotidiane da parte della famiglia in cui viveva, lontana dai suoi genitori.
L’inviata di ‘Storie Italiane’ Carla Lombardi ha intervistato Paolo, un uomo che conosceva Alessandro e la sua famiglia perché la nipote in passato lo aveva sposato. Nipote che lui stesso aveva poi riportato a casa perché “un anno è stata sposata poi ho saputo che anche a lei la picchiavano, le levavano tutto: soldi, questo, quell’altro, la riempivano di botte tutti i giorni – racconta – mia nipote era maltrattata dal marito, dalla sorella di lui e da tutti gli altri familiari. Era incinta e il marito le disse ‘ti faccio fare una brutta fine’. Era una schiava, non la facevano uscire”. Paolo racconta di aver visto Marzia Capezzuti l’ultima volta “il 27 settembre 2021 in un ristorante. Non la portavano sempre, però forse quella sera l’hanno portata con i capelli tutti rasati con il rasoio e aveva un ematoma sulla guancia e sotto il collo. Allora scappò da lei e venne vicino al mio tavolo. Disse ‘non mi riconosci?’ e disse ‘mi picchia sempre e mi riempiono di mazzate tutti i giorni, tutti quanti, hai capito?’”. E mentre i due parlavano, la famiglia del suo compagno deceduto era andata a prenderla per riportarla al tavolo “e lei urlando disse ‘non ti devi muovere da qua’ e poi dentro al locale le diede un ceffone. Io non l’ho più vista da quel giorno”.
Marzia Capezzuti scomparsa, il racconto dell’orrore: “la chiudevano sottoterra, ceffoni sul viso”
Paolo, l’uomo che ha deciso di parlare ai microfoni di ‘Storie Italiane’, racconta di aver avvertito lui stesso i servizi sociali e i carabinieri. Ma spiega anche che durante le visite delle forze dell’ordine Marzia sarebbe stata chiusa sottoterra, da cui le persone avrebbero sentito dei lamenti: “là c’è uno sgabuzzino, la chiudevano là dentro. Là la facevano dormire. La trattavano come una schiava, peggio”. E invita il paese a parlare, a far “uscire la verità, perché la verità è bella”. E afferma che di essere stato più volte nella casa in cui viveva Marzia, e aveva notato che “questa ragazza voleva parlare e lei (Barbara, la sorella del compagno deceduto, ndr) diceva ‘vieni qui’ a ceffoni sul viso e io le dissi lasciatela stare, lei disse questa sta dentro casa mia e io le faccio fare la fine di mio fratello, perché è sua la colpa se è morto mio fratello”.
Paolo spiega che Marzia Capezzuti, la ragazza scomparsa nel nulla, aveva cercato più volte di fuggire e di averla vista più volte raggiungere la stazione ed essere riportata a casa dalla famiglia, teatro di indicibili umiliazioni. “Le davano tante di quelle botte che quella poverella strisciava per terra. Poi gli mettevano la testa nel gabinetto, tiravano l’acqua e facevano i selfie” racconta a ‘Storie Italiane’.
Marzia Capezzuti scomparsa, gli indagati respingono accuse: “le volevo bene”
La scomparsa di Marzia Capezzuti da Pontecagnano non sarebbe stata notata subito perché la famiglia del compagno avrebbe continuato a incassare la sua pensione di invalidità, pari a circa 800 euro mensili. Un fatto che le cinque persone indagate per la sua scomparsa hanno respinto con forza. Raggiunti da ‘Storie Italiane’, gli indagati rifiutano di commentare. Un amico della famiglia di Alessandro, che ha ricevuto l’accusa di occultamento di cadavere, afferma che “io non ho fatto niente e non ne voglio sapere niente, basta. Io a questa non la conosco proprio” e domanda all’inviata “uno incontra un amico, ci va a prendere un caffè al bar… quello che lui fa a casa sua a me cosa mi interessa?”.
Poi l’inviata di ‘Storie Italiane’, Carla Lombardi, riesce a intervistare Barbara, la sorella di Alessandro, il compagno di Marzia morto nel 2019 “a Napoli in circostante misteriose, qualcuno ha scritto overdose, altri hanno scritto ictus” come precisa Roberto Alessi in collegamento. Barbara afferma che “io le voglio bene perché è venuta per cinque anni a casa mia e io penso che ogni volta che andava a casa della mamma andava lì, stava un giorno e poi se ne scappava dalla mamma per venire a casa mia”. Rigetta l’accusa di aver incassato la pensione di invalidità di Marzia e le rivolge nei confronti della famiglia di origine di Marzia. Come precisa Roberto Alessi, infatti, “il padre di Marzia dice che nel suo passato ha fatto degli errori gravissimi nei confronti della figlia, figlia che a un certo punto è andata in comunità”. Si dipinge così il quadro fosco di una ragazza fragile di cui si è persa ogni traccia, che viveva un paese in cui tutti sapevano e in cui soltanto ora qualcuno sta decidendo di raccontare la sua verità, spesso in modo anonimo.