Il Pil italiano è cresciuto meno di quanto stimato preliminarmente a gennaio. Anzi, dobbiamo rettificare. Anzi, no. È corretto. Attendiamo. Forse è giusto. No. Decisamente no. Il Pil italiano – “quello vero” – non è stato ancora comunicato: avverrà solo tra poche ore ovvero domani. E allora di cosa stiamo parlando, ma, soprattutto, di cosa si stava parlando durante la mattinata di ieri? Semplicemente di Pil, uno specifico “Prodotto interno lordo” italiano che, nella obbligata pubblicazione periodica da parte di Istat, ha suscitato qualche tensione nel corso di queste ultime ore. Come anticipato, ieri è giunta una pubblicazione di Istat sul “Pil e Indebitamento AP – Prodotto interno lordo, indebitamento netto e saldo primario delle Amministrazioni pubbliche” relativo agli anni 2020-2022.
Nel consueto Commento emerge come «Nel 2022 l’economia italiana ha registrato una crescita decisa, ma inferiore rispetto a quella del 2021. A trascinare la crescita del Pil (+3,7%) è stata soprattutto la domanda nazionale al netto delle scorte, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito contributi negativi». Dopo la lettura di questa sintesi le risultanze (quel +3,7%) sono assai evidenti e l’eventuale (se tale fosse) fraintendimento non troverebbe alcun riscontro, ma, ormai, è ben noto come in finanza e nel suo gergo finanziario molto spesso si cade in errore e, quanto potrebbe essere accaduto ieri, è una plausibile eventualità.
Il Pil in questione, infatti, fa riferimento a quello calcolato «ai prezzi di mercato» (pari a 1.909.154 milioni di euro) «con un aumento del 6,8% rispetto all’anno precedente» e «cresciuto del 3,7%». Nulla di più. Viceversa, quello che a tutti (e a noi) interessa ma ne avremo la sua definitiva pubblicazione solo domattina è «il Prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato» che a fine gennaio era «aumentato del 3,9% rispetto al 2021» e veniva stimato come «diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente» (rif. Istat “Stima preliminare del Pil – IV Trimestre 2022”).
A prima vista potrebbe rappresentare una superficiale differenza nell’uso dei termini e la cui effettiva peculiarità (e significato) vedrebbe soddisfatti i migliori puristi del gergo finanziario. Fortunatamente, però, quel +3,7% rimane tale e nient’altro. Abbiamo indicato «fortunatamente» perché non riferito al dato di domani infatti, quest’ultimo, qualora dovesse riportare una variazione del +3,7% rispetto al precedente +3,9%, di fatto, registrerebbe un’inevitabile revisione (peggiorativa) della stima preliminare di gennaio sia su base annuale che, soprattutto, in capo all’ultimo trimestre 2022: non più a -0,1%, bensì, a un -0,2%.
Oggettivamente, un’eventuale revisione in tal senso non dovrebbe stupire nessuno. Una prima vittima a questa debacle predittiva è stata la Germania che, nei giorni scorsi, ha visto la sua crescita (negativa) raddoppiare il proprio valore: -0,4% anziché il precedente -0,2%.
Guardando ai nostri conti nazionali e ai dati riscontrabili nel prospetto sul Pil (“quello vero”) di gennaio, la somma dei valori dei quattro trimestri 2022 cosiddetti “concatenati anno di riferimento 2015” presenta un ammontare complessivo pari a 1.742.693 milioni di euro che, se raffrontato agli attuali 1.745.403 milioni, qualche avvisaglia (e pensiero) desta per le prossime ore. È anche vero, e questo allevia la tensione, come la semplicistica comparazione tra i riportati (ieri) “valori a prezzi correnti” (1.909.154 milioni di euro) e una stima prospettica degli stessi possa allontanare l’eventuale titubanza, ma, prudenzialmente, questa ipotesi è difficile da sostenere a poche ore dall’ufficialità.
Vogliamo crederci e, pertanto, rimaniamo fiduciosi sul “passato”: quel -0,1% di gennaio rimarrà tale e la percentuale che leggeremo a marzo non subirà alcuna variazione. Quanto meno significativa.
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