La trasmissione Quarto Grado continua ad occuparsi dell’emergenza sanitaria in atto legata al Coronavirus e questa sera accenderà i riflettori su un vero e proprio giallo: le mascherine a 50 centesimi divenute ormai introvabili. Negozi e farmacie d’Italia ne sono sprovviste nonostante il decreto del commissario straordinario che ha fissato la vendita al prezzo politico di 50 centesimi. Le proteste non hanno riguardato solo cittadini e commercianti ma a scendere in campo è stata anche FederFarma che ne ha denunciato il mancato arrivo nonostante le quantità assolutamente ingenti promesse dal commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri. Intanto, dal 2 maggio – giorno in cui aveva annunciato la presenza di mascherine a 50 centesimi in 50 mila farmacie – ad oggi le cose non sembrano ancora essere cambiate ed almeno fino all’accordo raggiunto nelle passate ore non è successo nulla. Farmacisti e produttori hanno lanciato la pesante accusa di volerli forzare a lavorare in perdita. Di fronte a tale situazione, Arcuri ha detto la sua in una intervista al Corriere della Sera: “Come fanno a rimetterci? Ho detto che se i distributori e i farmacisti comprano a un prezzo maggiore gli viene ristorata la differenza. Ma ora è tutto risolto, ci siamo capiti e andiamo avanti insieme”.



MASCHERINE A 50 CENT INTROVABILI: LA REPLICA DI ARCURI

Ripercorrendo dall’inizio l’odissea delle mascherine, Arcuri ha spiegato le difficoltà incontrate al suo arrivo, a metà marzo: “l’approvvigionamento era faticosissimo: noi entriamo nella crisi senza un’industria nazionale del settore. Il luogo dove si fanno mascherine è la Cina. In più, abbiamo da fare una montagna di certificati, validazioni, burocrazie. A quel punto ci tuffiamo in una guerra commerciale devastante”, ha spiegato al Corriere. Il viaggio di una mascherina dalla Cina all’Italia, tra controlli, verifiche e certificazioni è infinito. “Intanto gli speculatori vendono in giro prodotti non in regola a prezzi assurdi o provano a offrirli al governo e alle regioni. E quando non ci riescono, trovano l’amico che dice in tivù che Arcuri è un incapace, perché le mascherine non si trovano”, si difende il commissario. Critiche sono giunte anche rispetto al prezzo bloccato a 50 centesimi, il quale rischierebbe di uccidere la stessa industria nazionale appena nascente. “Il costo di produzione è di 10 cent. L’Ima della famiglia Vacchi e la Fameccanica del gruppo Angelini si sono messe a produrre macchine per mascherine, lavorando sette giorni su sette. Fca e Luxottica ci danno gli stabilimenti per farle lavorare. Tutti senza guadagnarci”, ha spiegato ancora Arcuri precisando che in un mese circa attualmente la produzione nazionale copre il 15% del fabbisogno. “A ottobre sarà il 100%”, assicura il commissario all’emergenza. Cosa accadrà però nell’immediato? “Darò altri 10 milioni di mascherine ai distributori delle farmacie per integrare i loro approvvigionamenti e fare in modo che si trovino anche lì a 50 cent, non solo nei supermercati”, ha spiegato. Infine, sulle critiche ricevute ha chiosato: “per quelli che si indignano in diretta non è mai un problema trovare una mascherina a 5 euro. Per il figlio del loro portiere, sì”. Solo critiche da ricchi, dunque?

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