Come prevedibile i contagi da Covid stanno risalendo (sarebbero infatti raddoppiati negli ultimi 15 giorni), complice il rientro al lavoro dopo le ferie e l’inizio delle lezioni, oltre al progressivo avvicinarsi della stagione autunnale. D’altronde gli stessi esperti avevano avvisato che il virus sarebbe stato endemico, ma non al punto da far riparlare di emergenza sanitaria. Risale però il clima di tensione e si riapre il dibattito sulle mascherine a scuola e sulle indicazioni da prevedere nei confronti degli asintomatici. Le tematiche però non solo dividono l’opinione pubblica, ma anche gli stessi medici e virologi.



Come riporta Repubblica c’è chi, sulle mascherine, segue la linea cauta e non allarmistica, come Alberto Pellai, medico psicoterapeuta dell’età evolutiva dell’Università di Milano: “Se l’impatto delle varianti Covid sullo stato di salute della popolazione è comparabile a quello delle varianti dell’influenza, come non si chiede il tampone per la malattia stagionale, a chi va a scuola non andrebbe chiesto neanche quello per il coronavirus. (…)Tutti siamo portatori sani di chissà quanti micro organismi. Inoltre c’è il tema dello stigma. In tantissimi hanno ancora un pensiero ossessivo riguardo al Covid e considerano chi porta la mascherina come un appestato.



SUGLI ASINTOMATICI DEVE DECIDERE IL MINISTERO DELLA SALUTE: LO CHIEDONO ANP E ASSOCIZIONI STUDENTESCHE

Uno dei punti più dibattuti è quello degli asintomatici. Come si dovranno comportare coloro che una volta aver eseguito il tampone, scoprono di avere il Covid ma senza alcun sintomo? Il ministero della Salute allo stato attuale non ha fornito alcuna indicazione, sebbene a richiederlo siano pressochè tutti coloro che ruotano intorno al mondo della scuola, dai presidi alle associazioni studentesche. Il nodo principale ruota intorno ad un interrogativo: gli asintomatici dovranno restare a casa o indossare la mascherina per proteggere anche i più fragili?



Il professor Massimo Andreoni, che lavora a Tor Vergata ed è direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive, non ha dubbi al riguardo: “È inevitabile che lo studente positivo asintomatico resti a casa. Anche per evitare di mandarlo in giro con la mascherina. Non si può sapere da quanto tempo ha l’infezione ma si tratta di una precauzione che non si può non prendere. Dopo cinque giorni, poi, lo studente può tornare a scuola”. Vago invece Antonello Giannelli, presidente di Anp, l’associazione nazionale dei presidi, secondo cui bisogna seguire le indicazioni dei medici: “Ci devono dire loro come agire, non spetta a noi trovare soluzioni in questo campo. Non siamo esperti di immunologia“. Sulla stessa linea anche alcune associazioni studentesche. Nonostante il dibattito in materia se il personale sanitario in queste condizioni non potrà stare nei reparti che ricoverano i fragili, ma svolgerà mansioni diverse (o al limite resterà a casa), sulla scuola è ancora tutto da decidere. Il capo della Prevenzione Francesco Vaia sta lavorando sulla questione e a breve comunque darà le sue indicazioni.