MASCHERINE ALL’APERTO: STOP OBBLIGO DAL 28 GIUGNO

Da domani 28 giugno tutta Italia vedrà cadere l’obbligo delle mascherine all’aperto, come sancito dall’ultima decisione Cts protocollata dal Governo Draghi: con l’ingresso anche della Valle d’Aosta in zona bianca, ora tutto il Paese vede contemporaneamente decadere quasi tutte le regole anti-Covid. Con la vaccinazione che corre, la curva epidemiologica che scende costantemente da 2 mesi e con i reparti d’ospedale che si svuotano sempre più, l’Italia sarà zona bianca completa a partire da domani lunedì 28 giugno: abolito coprifuoco, libertà di spostamenti dentro e fuori dalle Regioni, possibilità di uscire dai propri confini nazionali con il Green Pass Covid che iniziano ad arrivare ai milioni di italiani vaccinati (a livello europeo sarà introdotto ufficialmente dal 1 luglio 2021).



E sulle mascherine, ecco le regole previste da Cts e Ministero della Salute a partire dalle prossime 24 ore: stop obbligo all’aperto, a meno che non vi sia rischio di assembramento o distanza sufficiente. Resta obbligatoria al chiuso sempre, dunque occorre portarsela sempre dietro per poterla indossare quando si creano le condizioni per farlo obbligatoriamente: «raccomandato fortemente l’uso della mascherina nei soggetti fragili e immunodepressi e a coloro che stanno loro accanto», spiega il Cts, «indossata negli ambienti sanitari secondo i protocolli in essere e l’obbligo va mantenuto in tutti i mezzi di trasporto».



IL MONITO DI BRUSAFERRO E RICCIARDI

È però la variante Delta (indiana) a rappresentare al momento l’insidia più grande per la rinnovata stagione di “parziale libertà” dalle regole Covid che si inaugura domani con l’Italia intera in zona bianca: «via le mascherine all’aperto, ma se i contagi risalgono saremo costretti a rimetterle». A dirlo è il presidente dell’Istituto superiore di sanità e segretario-portavoce del Cts Silvio Brusaferro intervistato da “Repubblica”: con 11 casi Covid ogni 100mila abitanti negli ultimi 7 giorni, «i sistemi di monitoraggio guardano incidenza, trasmissibilità e cioè l’Rt e circolazione delle varianti. I primi due soprattutto sono indicatori di come si muove l’epidemia. Il report di venerdì scorso ci ha detto che per ora la situazione permette di togliere le mascherine».



Resta però l’allarme per la variante Delta in quanto più trasmissibile specie nella popolazione non immunizzata (dove sta infatti provocando piccoli focolai): «I dati inglesi mostrano che la vaccinazione con una dose protegge meno rispetto al ciclo completo. Sappiamo che la vaccinazione, anche con una dose, può già essere efficace nel ridurre le forme cliniche gravi. Ma solo il ciclo completo garantisce una maggior sicurezza», spiega ancora Brusaferro a “Rep” sottolineando l’assunto per cui anche i vaccinati possono comunque trasmettere il virus, in maniera però decisamente inferiore dopo la seconda dose di vaccino. Per il consulente del Ministero della Salute, Walter Ricciardi, contro la variante Delta i vaccini non bastano affatto: «per la sua contagiosità e per il fatto che è difficile raggiungere la copertura vaccinale del 90/95% che consentirebbe di ottenere un’immunità di popolazione, è necessario adottare tutte le cautele comportamentali e istituzionali finalizzate a evitare un’ulteriore ondata epidemica», spiega ad “Avvenire”. Serve dunque ancora la regole della distanza, il lavaggio delle mani e la mascherina obbligatoria quando non è possibile garantire distanziamento o al chiuso: «è necessario raggiungere rapidamente gli oltre tre milioni di ultrasessantenni che non sono ancora vaccinati e per questo è indispensabile un maggiore e più omogeneo coinvolgimento dei medici di medicina generale che hanno peraltro elaborato un algoritmo in grado di individuare e raggiungere, anche nelle aree più remote del Paese, i cittadini ancora scoperti», conclude Ricciardi.