Le mascherine distribuite col logo della Presidenza del Consiglio potrebbero non rispettare gli standard di legge: l’inchiesta di Striscia la notizia ha acceso i riflettori sui dispositivi di sicurezza targati Fca. Come ricostruito da Moreno Morello, ad agosto è scesa in campo anche Fca nella produzione di mascherine, dispositivi che a partire da settembre sono arrivare nelle scuole italiane. Ma non sono tardate ad arrivare le proteste di genitori da tutta Italia, insospettiti da odore e consistenza dei dispositivi medici. Striscia ha portato ad analizzare 3 confezioni, selezionate a caso e riferibili a 2 lotti diversi, prodotte nello stabilimento di Mirafiori (provincia di Torino) e i risultati sono sconvolgenti.



Il dottor Daniele Barbone, direttore generale Bpsec, si è espresso così sulle mascherine col logo della Presidenza del Consiglio dei Ministri: «Abbiamo riscontrato che su un lotto la capacità di filtrazione era del 67%, lontana dal minimo stabilito che è del 95%. Sull’altro lotto abbiamo riscontrato una capacità di filtrazione pari al 77%, ancora lontano dal 95% che è il minimo stabilito. In questo caso perlatro c’erano anche aspetti di respirabilità da respirare». E anche per quanto riguarda la respirabilità i risultati non sono incoraggianti: 52,6 quando il dato dovrebbe essere inferiore a 40.I dispositivi di sicurezza sono dunque meno confortevoli del dovuto e non rispettano gli standard di legge nonostante siano inseriti nell’elenco dei dispositivi validati dall’Iss.



Secondo quanto evidenziato da Striscia la notizia, l’ente non testerebbe le mascherine ma si fiderebbe dei documenti inviate dalle aziende. Fca ha tenuto a precisare che per produrre le mascherine vengono utilizzate macchine fornite dal commissario Arcuri e materie prime stabilite dalle autorità nazionali. Inoltre, le mascherine sono state testate da società accreditate.

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