Le mascherine prodotte da Fca in due stabilimenti riconvertiti allo scopo (uno dei due era quello di Torino Mirafiori) sono purtroppo tornate di moda in queste ore, denunciando ancora un passo falso da parte dell’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, e, di riflesso, dell’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Infatti, come riferito da una segnalazione inviata dal Ministero della Salute al Ministero dell’Istruzione, due forniture distribuite alle scuole avrebbero un potere filtrante non conforme agli standard.
I lotti non conformi, contrassegnati dalle sequenze 00914086180 e 00914086190, “sono stati prodotti nello stabilimento Mirafiori di Torino dal 24 agosto 2020 al 17 dicembre 2020 e quasi integralmente distribuiti agli istituti scolastici italiani”. Ha quindi preso la parola Achille Iachino, direttore generale del Ministero della Salute: “All’esito delle interlocuzioni con Fca Italy e con la struttura del commissario straordinario per l’emergenza Covid, quest’ultima ha comunicato che, in ragione delle modalità operative con cui la società Sda ha curato la distribuzione, non è possibile produrre una lista che consenta di sapere presso quali istituti scolastici i citati lotti siano stati consegnati”.
MASCHERINE FCA BOCCIATE: MA NON SI SA DOVE SIANO
Il problema vero è proprio questo: non essendoci un elenco delle scuole che hanno ricevuto quei lotti di mascherine Fca, non si sa dove cercarle per impedirne l’utilizzo. Non resta, quindi, che chiedere ufficialmente di “assicurare la massima divulgazione a tutti gli istituti scolastici interessati, affinché gli stessi provvedano a individuare, non utilizzare e quarantenare le eventuali giacenze”, per poi informare il Ministero della Salute, che sarà a sua volta tenuto a contattare il produttore, affinché provveda al ritiro.
A tal proposito, Rossano Sasso, sottosegretario all’Istruzione, ha preparato un’interrogazione urgente al ministro Speranza: “Da padre, avendo due figlie in età scolastica, me ne ero accorto immediatamente. È bastato prendere una di quelle mascherine in mano e saggiarne l’odore nauseabondo che emanava. Molte scuole, per fortuna, non le hanno mai utilizzate, lasciandole giacere nei propri scantinati. Ma chi si è giustamente fidato di un prodotto validato dalle autorità statali ha, ovviamente in modo del tutto involontario, esposto i propri ragazzi a un rischio di contagio più alto rispetto a chi indossava mascherine conformi”.