Fuori dal coro ieri sera ha mandato in onda la sua indagine sulle mascherine FFP2 acquistate da Domenico Arcuri e provenienti dalla Cina

. Una maxi commessa da 1,2 miliardi voluta dal commissario straordinario composta da 800 milioni di pezzi e su cui sta indagando la Procura di Roma. L’analisi del laboratorio Fonderia Mestieri è netta: «Questa mascherina è una m*rda».



Parliamo di mascherine senza marchio che non potevano andare in ospedale, considerando che il nome della società produttrice non compare sulla mascherina. Marco Zangirolami ha evidenziato: «Sulla maschera ci deve essere il marchio, io non l’avrei comprata anche senza testarla». Fuori dal coro ha sottolineato che il Cts ha approvato le mascherine FFP2 in questione, ma l’esame è avvenuto sulla base dei documenti ricevuti, senza sottoporre mascherine a vero test. E lo studio del laboratorio non lascia scampo a dubbi: la mascherina lascia passare oltre il 70% di particelle, quando il limite è massimo del 6%. «Livelli di schifezza inenarrabile», senza dimenticare che sono state pagate più care di altre presenti sul mercato… Clicca qui per il video completo. (Aggiornamento di MB)



“MASCHERINE FFP2 CINA NON SONO SICURE”

Le mascherine comprate dalla Cina, quelle della commessa da 1,2 miliardi acquistate a marzo 2020 dal commissario all’emergenza Covid Domenico Arcuri, non sono sicure. Lo rivela Fuori dal Coro, anticipando l’inchiesta esclusiva che andrà in onda stasera. Il programma, in onda stasera alle 21.30 su Rete4, ha fatto analizzare due delle mascherine di questa maxi-commessa per la quale tre intermediari – Mario Benotti, Andrea Tommasi e Jorge Solis – hanno incassato ben 72 milioni di euro di provvigioni dalla Cina e ora risultano indagati dalla procura di Roma. Le analisi affidate alla Fonderia Mestieri srl di Torino, unico laboratorio italiano qualificato da Eurofins, ente accreditato dal Ministero della Salute per svolgere questo tipo di esami.



I risultati parlano chiaro: queste mascherine di tipo FFP2 arrivate dalla Cina non possono essere certificate come a norma di legge, in primis perché hanno una penetrazione di particelle tra il 50% e il 70%, mentre il limite fissato dalla legislazione è pari al 6%. Inoltre, è emerso che non è identificabile il produttore sulla singola mascherina.

IL CASO DELLE MASCHERINE COMPRATE DALLA CINA

Di fatto, queste mascherine non possono essere utilizzate, eppure erano state consegnate dalla Protezione civile in alcuni ospedali del Friuli-Venezia Giulia il 27 maggio scorso. Queste mascherine, prodotte dalla Wenzohou Husai, sono state importate dalla Wenzhou Light, una delle società scelte dai tre italiani indagati. Questa azienda è finita anche nel mirino di Report, che nelle settimane scorse si è occupata del caso mascherine dalla Cina con una sua inchiesta, da cui è emerso che si tratta in realtà di una società di export, quindi non fabbricano mascherine. Inoltre, questa azienda, a cui sono state commissionate mascherine per quasi 800 milioni di euro, è piena di ingiunzioni di pagamento. Ma della vicenda mascherine si è occupato anche Massimo Giletti a Non è l’Arena, rivelando tra le altre cose che Mario Benotti non ha la laurea in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma che invece nel suo curriculum vanta.