Dopo aver a più riprese consigliato l’uso delle mascherine, la scienza ora, pur ribadendo che proteggono dal contagio, mettono in guardia dagli “effetti collaterali”, come la formazione di funghi e batteri che proliferano sul viso. A farlo è in particolare uno studio giapponese pubblicato su Nature. Si tratta di un lavoro dal titolo “Bacterial and fungal isolation from face masks under the COVID-19 pandemic”, condotto da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Microbiologia della Facoltà di Medicina della Kinday University di Osaka.
I risultati evidenziano che la maggior durata dell’uso delle mascherine è correlata ad un aumento delle colonie fungine, non di quelle batteriche, ma la conta delle colonie è risultata più alta per i batteri che per i funghi. Batteri e funghi sono più numerosi rispettivamente sul lato del viso e sul lato esterno. Ma le mascherine non in tessuto presentano sul lato esterno meno funghi rispetto ad altri tipi di dispositivi di protezione. Sebbene la conta delle colonie batteriche fosse comparabile in tutti i tipi di mascherine, quella sul lato del viso era più bassa nelle donne rispetto agli uomini.
STUDIO SU MASCHERINE: ALLARME SU FUNGHI E BATTERI
Alla luce dei risultati evidenziati da questo studio, il consiglio alle persone immunocompresse è di usare mascherine non in tessuto. In generale, comunque, si raccomanda il lavaggio intensivo delle mani, anche quando si fa uso delle mascherine, perché riduce il rischio di trasportare patogeni, ma anche una maggiore pulizia del viso. La causa è attribuibile all’umidità che si crea nella parte interna. «Quando indossiamo le mascherine, l’umidità arriva a circa l’80%, in cui i batteri possono sopravvivere e crescere. Al contrario, quando non si usano per molto tempo, in particolare di notte, si asciugano e i batteri possono morire a causa delle condizioni di secchezza». I funghi però possono resistere all’essiccazione, quindi possono sopravvivere.
Questo spiega perché tendono ad accumularsi e a crescere con l’uso prolungato delle mascherine. Inoltre, non sono emerse sostanziali differenze tra i tipi di mascherine, perché è più una questione di tempo d’uso. «In questo studio, ci siamo concentrati su un problema igienico-sanitario emerso di recente nell’attuale stile di vita di indossare mascherine facciali durante la pandemia COVID-19. Questi risultati forniranno nuove conoscenze sull’uso delle maschere facciali per prevenire potenziali infezioni patogene», concludono i ricercatori.