A partire da venerdì 11 febbraio 2022, decadrà l’obbligo delle mascherine all’aperto in tutta Italia e indipendentemente dai colori. Una decisione presa alla luce di una situazione epidemiologica che sta divenendo sempre meno gravosa, soprattutto in termini di ricoveri ospedalieri e contagi, ma che ovviamente ha diviso i virologi e gli addetti ai lavori. Se da una parte infatti c’è chi ‘esulta’ per la nuova ordinanza di Speranza, dall’altra c’è invece chi si dice preoccupato da questo ‘liberi tutti’.



Fa parte di questo secondo gruppo il noto Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), fra le figure più autorevoli nel suo campo, che intervistato dai microfoni dell’Adnkronos, ha commentato: “inevitabilmente porterà a qualche contagio in più, soprattutto con Omicron così diffusa e con l’alto numero di casi che ancora vengono registrati”. Andreoni ricorda che “anche all’aperto c’è un rischio di contagio dovuto agli assembramenti” e quindi “pur capendo il motivo di questa scelta politica, il mio consiglio è di tenere una mascherina sempre con sé e tirarla fuori se mancano le condizioni di sicurezza”.



MASCHERINE ALL’APERTO VIA L’11 FEBBRAIO, BASSETTI: “UN OTTIMO SEGNALE”

Diverso invece il pensiero di Matteo Bassetti, primario di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, secondo cui la decisione di abbandonare le mascherine all’aperto è un “ottimo segnale – dice sempre all’Adnkronos – la situazione è migliorata e possiamo dirlo: le mascherine all’aperto sono servite poco e in generale servono a poco. E’ una misura altamente cosmetica, infatti il provvedimento è stato preso quando è arrivata Omicron ed è stato di facciata e non di rilevanza. E’ un primo passo sulla strada per levare la mascherina al chiuso”.



Altra decisione in arrivo dovrebbe essere quella di non prorogare lo stato di emergenza oltre il 31 marzo: “E’ una altra misura di buon senso”, aggiunge Bassetti che poi spiega: “Piano piano si sta usando il buon senso. Ma serve un’accelerazione anche su altri limiti, come quello alla capienza degli stadi, e fermare questa corsa ai tamponi”.