Quale splendida idea poteva venire ad una bella e prestigiosa scuola di Edimburgo per invogliare ad una maggiore inclusione? Più educazione? Punire chi dovesse per caso discriminare? No, ovviamente, nulla di tutto ciò (vetusto come non mai). Far mettere a tutti i maschi dell’istituto, sia bambini che docenti, la gonna, così si che si è tutti un po’ più uguali (o meglio, si è tutti più donne).



Sinceramente sconvolti dal renderci conto che l’obiettivo molte volte non sia la vera uguaglianza, ma una ottusa ricerca della “rivalsa” dopo decenni scorsi di (reale) discriminazione in molti settori della vita sociale, ecco il caso in arrivo dalla Scozia. Alla Castleview Primary School di Edimburgo è stato chiesto – in una mail inviata a tutte le famiglie e lavoratori – ai bambini maschi e agli insegnanti di andare a scuola indossando una gonna per «promuovere l’uguaglianza e sfatare gli stereotipi di genere». Il caso scozzese arriva però da lontano, ovvero dall’iniziativa di una scuola di Valladolid, in Spagna: in quel caso un 15enne era stato espulso perché andato a scuola con una gonna per affermare la sua “fluidità” di genere. A quel punto per solidarietà tutta la classe si è presentata il giorno dopo con una gonna.



INCLUSIONE O LA FOLLIA?

Da simbolo di protesta comprensibile si è dovuti ovviamente andare alla richiesta ufficiale di un istituto che in nome dell’inclusione prova a manifestare la propria piena “genuflessione” alla moda mainstream. Intendiamoci, l’inclusione e l’uguaglianza sono valori tutt’altro che stupidi o inutili: ma siamo proprio certi che per sposare una causa bisogna trasformare il tutto in una “battaglia politica” dai forti tratti ideologici? Una vera battaglia per l’inclusione o una follia mascherata da pratica politicamente corretta? «In quanto capitale della Scozia, siamo pienamente impegnati a promuovere l’uguaglianza e la diversità e siamo desiderosi di aumentare il rispetto, la tolleranza e la comprensione soprattutto nelle nostre scuole. Vogliamo garantire che tutte le nostre scuole siano inclusive e che Castleview stia svolgendo un lavoro molto positivo per promuovere l’uguaglianza in tutti i gruppi dell’anno», fa sapere esponente laburista del Consiglio comunale di Edimburgo, soddisfatto dell’iniziativa della scuola della Capitale. Un conto è la parità di genere però, un altro è una paradossale “cancellazione” di un genere a favore di un altro: seppur per “buoni motivi”, far diventare tutti di un unico genere “fluido” non ci sembra il metodo ideale per risolvere il problema della discriminazione (semmai, recuperare il singolo valore dei rispettivi generi e orientamenti, nell’ottica del “troppo spesso dimenticato” concetto di valore sacro della singola persona umana). Forse allora la risposta migliore l’hanno data i genitori dei bimbi di Edimburgo che non hanno intrapreso alcuna “guerra” ideologica tra neo-guelfi e ghibellini: no, molto più semplicemente hanno risposto «lasciate che i bambini facciano i bambini». Realtà-ideologia, 1 a 0.

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