Rapite, stuprate e torturare per ore in una villa, poi stipate nel bagagliaio di una Fiat 127 e infine ritrovate, una morta e l’altra in stato di shock, per puro caso in una via di Roma mentre i loro aguzzini bevevano in un locale. È il dramma di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, vittime del massacro del Circeo che fu opera di tre giovani dell’agiata borghesia romana: Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido.

Era il 1975 e all’epoca i protagonisti di questa terribile storia, raccontata da Giancarlo De Cataldo a Cronache Criminali lunedì 23 gennaio, alle 23:30 su Rai 1, erano giovani tra i 17 e i 22 anni. Rosaria Lopez e Donatella Colasanti rispettivamente 19 e 17 anni, provenivano da famiglie del quartiere popolare della Montagnola e avrebbero conosciuto Izzo, Ghira e Guido il giorno prima del massacro. Un banale appuntamento tra ragazzi che, poche ore più tardi, si sarebbe tradotto in una delle vicende più atroci mai registrate nel Paese. Angelo Izzo aveva 20 anni e studiava Medicina, Andrea Ghira ne aveva 22 ed era figlio di un imprenditore, infine Gianni Guido, 19enne, studente di Architettura. Soltanto Donatella Colasanti si salvò dalle loro mani assassine, portando la giustizia sulle loro tracce.

Il massacro del Circeo a Cronache Criminali: la storia

Il massacro del Circeo, con il suo incredibile carico di orrore, avvenne nel 1975. Fu uno dei crimini di maggior ferocia della storia italiana, sconvolgente non solo per le modalità di esecuzione ma anche perché “covato” nel cuore della Roma bene da tre giovani di buona famiglia. Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido avrebbero attirato in trappola, con la scusa di una festa tra amici, le due giovani Rosaria Lopez e Donatella Colasanti. Teatro del massacro Villa Moresca, proprietà dei Ghira immersa nel verde del promontorio di San Felice Circeo, in provincia di Latina.

Per 36 ore, le due ragazze subirono violenze indicibili tra percosse, stupri e sevizie e finirono per uccidere Rosaria Lopez e ridurre in fin di vita Donatella Colasanti. Ancora oggi, scolpita come istantanea indelebile di quell’orrore nella memoria collettiva, resta l’immagine di quest’ultima che, con il volto ricoperto di sangue, riemerge dall’abisso di quell’inferno dopo essere stata trovata nel bagagliaio dell’auto usata dagli aguzzini. Una Fiat 127 parcheggiata nel quartiere Trieste di Roma in cui, per puro caso, qualcuno sentì un flebile lamento permettendo così di scoprire le vittime di cui i tre avrebbero dovuto disfarsi dopo averle uccise. Donatella Colasanti intrappolata in quell’angusto angolo di oscurità con l’amica Rosaria Lopez, ormai senza vita, sarebbe riuscita a salvarsi dopo essersi finta morta. 

Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido: i tre giovani di buona famiglia dietro il massacro del Circeo

Il massacro del Circeo è noto anche per essere stato il caso giudiziario che avrebbe segnato una svolta nella legge sulla violenza sulle donne e sullo stupro, diventato reato contro la persona nel 1996. A processo, al fianco della vittima sopravvissuta, il movimento femminista che invase le aule del tribunale portando la battaglia oltre le sedi di giustizia, nel cuore dell’opinione pubblica, in tv e sulla carta stampata. Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido furono riconosciuti responsabili del massacro del Circeo, consumato nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1975. Le due ragazze furono drogate, torturate e violentate per ore. Secondo la ricostruzione, Rosaria Lopez sarebbe stata trascinata al piano di sopra per essere annegata nella vasca da bagno. Donatella Colasanti anche lei vittima di sevizie e di un tentativo di strangolamento, pensò che per uscire viva da quell’incubo doveva fingersi morta. Così, quando fu colpita con una spranga alla testa, non reagì convincendo i tre del suo decesso.

Nelle stesse ore del massacro, con Izzo e Ghira rimasti a Villa Moresca a proseguire la mattanza, Gianni Guido si sarebbe assentato per cenare a Roma con la sua famiglia. Una “pausa di normalità” prima di tornare al Circeo e riunirsi agli altri due aguzzini per continuare le violenze, culminate nella morte di Rosaria Lopez. In fin di vita, ma ancora capace di raccontare, Donatella Colasanti avrebbe ricostruito in aula quanto subito insieme all’amica. A trovarle nell’auto fu un metronotte, allertato dai colpi e dai lamenti provenienti dal bagagliaio della macchina in cui erano state stipate. Angelo Izzo e Gianni Guido furono arrestati poco dopo, mentre Andrea Ghira riuscì a fuggire forse grazie a una soffiata.

Il processo per il massacro del Circeo

Donatella Colasanti è morta a causa di un tumore il 30 dicembre 2005, all’età di 47 anni, dopo una vita spesa nella lotta per assicurare i suoi aguzzini alla giustizia. Angelo Izzo e Gianni Guido furono condannati all’ergastolo in primo grado per il massacro del Circeo, nell’ambito del processo aperto nel 1976. In appello, la condanna a carico di Guido sarebbe stata ridotta a 30 anni e, nel 1981, con una evasione sarebbe riuscito ad arrivare in Sud America. Rintracciato nel 1994 a Panama, estradato in Italia, avrebbe finito di scontare la pena nel 2009 grazie all’indulto.

Nel 2004 Angelo Izzo avrebbe ottenuto la semilibertà, ma nel2005 si macchiò di un altro orrore con il sequestro e l’uccisione di Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano (di 49 e 14 anni), rispettivamente moglie e figlia di Giovanni Maiorano, un pentito da lui conosciuto in carcere. Per quel duplice omicidio, nel 2007 Izzo fu nuovamente condannato all’ergastolo. La sorte di Andrea Ghira fu diversa. Sarebbe riuscito a scappare in Spagna, vivendo da latitante sotto falso nome e dato per morto nel 1994, una versione a cui le famiglie delle vittime non avrebbero mai creduto.