Rachele piange i suoi figli, rifiuta di essere consolata. Israele piange e grida di rabbia, e noi con il suo popolo. Non può essere altrimenti, non riesce a strozzarsi in gola il dolore e lo sgomento, l’indignazione e l’ira che tutto vorrebbe rovesciare e abbattere. Siamo uomini e donne, con un cuore ferito, la pietà e il perdono non sono facili e immediate soluzioni, se l’odio domina, si può comprendere.
La desolazione e l’orrore sono evitabili e contenibili solo per chi è lontano, geograficamente e con l’anima. Ci sono donne e bambini uccisi, massacrati, decapitati, fatti scempio nei loro poveri corpi indifesi, e solo possono baluginare i minuti tremendi che hanno chiuso loro gli occhi. La morte può essere terribile, e disumana. E davanti alla bestialità, possiamo ragionare di strategie, richiamare al dialogo? Con chi si dialoga, con le tigri furiose, con belve assetate di sangue, senza neppur la giustificazione della follia?
L’alternativa allora è altro orrore, e la vendetta, e il lamento. Un’alternativa altrettanto atroce, fatale. È così tutta la storia d’Israele: la fiducia in Dio che atterra e suscita, che abbatte e che consola, diremmo col nostro Manzoni. Consola poco, e abbatte spesso, e ci si chiede perché, il suo popolo, l’Eletto, venga sempre e soltanto così piegato e piagato. Credevamo che la Shoah fosse la prova più grande che avesse dovuto sopportare la memoria della nostra modernità. Avevamo attoniti assistito alla violenza in nome di un dio in attentati che hanno sconvolto il Medio Oriente e i nostri poveri Paesi, ci siamo perfino addossati responsabilità, peccati, reati. Ne abbiamo, ma basta pietire e inchinarsi davanti a chi mente, strazia, stupra, saccheggia e uccide in nome di un dio. Basta rimembrare le crociate o la mattanza in Sud America. Parliamo di secoli e secoli fa. Qui la tecnologia più moderna, l’intelligence sofisticata sono al servizio di mazze e sciabole, e l’odio è troppo, troppo in assoluto per essere reattivo.
È strategia. È volontà di sterminio, pianificato. Sono decenni che si vuol cancellare Israele dalla carta geografica. Non mi interessano le alleanze, le convergenze e le lacerazioni sciiti/sunniti in quel magma indefinibile che è l’Islam. Sappiamo che odiano gli Ebrei, come sono sempre stati odiati gli Ebrei, dai comunisti, dai nazisti, e ci chiediamo perché. Quale fardello per tutta l’umanità debba sostenere questa stirpe martire. Anche Giobbe ha chiamato Dio a discolpa. E affidarsi alla Sua misericordia è semplice solo per chi non sta piangendo oggi una sorella, un figlio.
Perché? Quale sguardo possono ancora avere sul futuro, quale speranza tenace per i loro figli, e noi, quale ignobile vergogna se non li sosterremo, non grideremo anche per loro, se non faremo scudo alle loro vite, alla loro volontà di esistere con le nostre tiepide e comode e vili tranquille esistenze.
Chi è indifferente o distratto, in questi giorni, dai massacri di Kfar Aza non è scusabile. Chi pareggia le colpe e giustifica è complice.
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