MASSACRO DI PONTICELLI A LE IENE: MOSTRI O INNOCENTI?

Il massacro di Ponticelli al centro della nuova puntata de Le Iene. Il programma di Italia 1 torna in onda domenica 12 marzo, in prime time, con l’inchiesta di Giulio Golia e Francesca Di Stefano dal titolo “Mostri o Innocenti?“, dedicata alla vicenda di cronaca che si verificò il 2 luglio 1983. Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, due bambine che all’epoca avevano 7 e 10 anni, furono violentate, torturate e uccise, infine date alle fiamme. Un duplice omicidio efferato e brutale che non sconvolse solo Napoli, ma l’intera Italia. Dopo due mesi di indagini e tre anni di processi, furono condannati all’ergastolo Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo, che all’epoca dei fatti erano appena maggiorenni. Tutti e tre sostennero da subito di essere innocenti e ora, dopo aver scontato la pena, continuano a proclamare la loro innocenza, dichiarandosi vittime di quello che ritengono sia uno dei più clamorosi errori giudiziari in Italia.



Le Iene ha raccolto contenuti esclusivi, come nuove testimonianze, che sembrano ribaltare la narrazione fatta finora del massacro di Ponticelli. Sono state realizzate anche interviste a inquirenti e raccolti documenti inediti per ripercorrere le tappe del delitto, in virtù delle tante domande che non trovano ancora risposta. Dalle denunce dei tre imputati contro le forze dell’ordine all’arresto di alcuni testimoni, sentiti a pochi giorni dal duplice omicidio, fino ad eventuali piste alternative all’epoca ignorate o sottovalutate: tanti i punti che a distanza di quarant’anni non risultano del tutto chiari.



MASSACRO DI PONTICELLI: SVOLTA DOPO UNA CONFESSIONE AD UN PENTITO…

Le due bambine vittime del massacro di Ponticelli, di cui si parla oggi a Le Iene, furono trovate abbracciate, come se avessero voluto darsi forza mentre morivano. Chi le ha uccise, però, le aveva torturate a lungo, poi aveva ricomposto i corpi in quel triste abbraccio prima di dar fuoco ai corpi. La perizia medico legale stabilì che le bambine erano state ferite più volte con un coltello a serramanico e che una delle due, Nunzia Munizzi, aveva subito violenza sessuale. La prima a essere ascoltata fu Antonella Mastrillo, compagna di banco di Nunzia. Vide le due bambine salire su una Fiat 500 blu. Doveva esserci un’altra bambina, salvata dalla donna insospettita che la chiuse in casa. Non era la prima volta che Barbara e Nunzia vedevano quel ragazzo, poi fermato e interrogato, spiegando di essere attratto dai bambini e di fare uso e abuso di alcol. Disse anche di aver visto le foto dei cadaveri delle bambine, che però non erano mai state diffuse. Non poteva saperlo, quindi doveva essere il principale indiziato, ma l’auto non fu mai sequestrata e non fu mai arrestato, anche se la moglie smentì il suo alibi.



Peraltro, pochi mesi prima del massacro di Ponticelli era stato accusato di violenza su un bambino e aveva provato a stuprare la sorella dopo averla accoltellata. Nel 1986 si lanciò da una finestra. Il fratello raccontò che le due bambine erano state viste con un ragazzo che però non era il fratello. Nella vicenda entrò Carmine Mastrillo, fratello maggiore della bambina che vide per ultime le due bambine. In carcere confessò ad una persona di spicco della camorra, poi pentito, cioè l’accusatore di Enzo Tortora, di sapere tutto. Fece tre nomi: Ciro Imperante, Luigi Schiavo e Giuseppe La Rocca. Non c’erano prove né testimonianze dirette. Eppure, furono arrestati il 3 settembre 1983 e interrogati, diventando i “Mostri di Ponticelli“. Il processo si svolse, dunque, su basi indiziarie e poche prove: non c’erano tracce biologiche delle vittime nelle auto dei presunti assassini, che poi avrebbero anche dovuto ripulire i propri vestiti dal sangue delle vittime per presentarsi poi perfettamente vestiti alla discoteca Eco Club di Volla. Eppure i tre gradi di giudizio condannarono gli imputati all’ergastolo. Nel 2020, dopo 27 anni di carcere, sono tornati in libertà.