I 29 ANNI DAL MASSACRO DI SREBRENICA: RESPONSABILI E NUMERI DELL’ORRORE IN BOSNIA
Si celebra oggi per la prima volta la Giornata Internazionale di Riflessione e Commemorazione del Genocidio di Srebrenica: in occasione dei 29 anni dal massacro in Bosnia che ha segnato la terribile guerra di dissolvimento dell’ex Jugoslavia, l’ONU lo scorso 23 maggio 2024 ha proclamato questa giornata della memoria per gli 8372 morti, le migliaia di sfollati e mutilati oltre che un’intera comunità bosniaco-musulmana distrutta dalla furia delle forze serbo-bosniache del generale Ratko Mladic.
Al netto della Serbia che ad oggi ancora non riconosce il genocidio di Srebrenica (sostengono siano successi gravissimi crimini ma senza l’identificazione di un massacro “ad hoc” contro l’etnia musulmana bosniaca), la giornata di lutto sui fatti ignobili avvenuti tra il 6 e il 25 luglio 1995 ha visto per la prima volta il riconoscimento generale delle Nazioni Unite: «Ventinove anni fa, le Nazioni Unite e il mondo hanno deluso la popolazione di Srebrenica. Oltre 8.000 musulmani bosniaci furono sistematicamente uccisi e i loro resti sepolti in fosse comuni. Si trattò della peggiore atrocità in Europa dalla Seconda guerra mondiale», scrive il segretario generale Antonio Guterres nel messaggio per i 29 anni dal massacro di Srebrenica.
Lo scorso 2021 l’ex generale Ratko Mladic è stato condannato in via definitiva anche in appello dal Tribunale dell’Aja per genocidio e crimini contro l’umanità: il “macellaio di Srebrenica” viene ritenuto responsabile prima dell’assedio di Sarajevo e poi appunto per il tremendo massacro degli oltre 8mila musulmani bosniaci, al pari dell’altro ex generale Radovan Karadzic e dell’ex Presidente Slobodan Milosevic. Una “pulizia etnica” che si erse all’interno di una già cruenta guerra civile in quel che restava della Jugoslavia comunista: «Il genocidio di Srebrenica è una testimonianza straziante delle conseguenze devastanti dell’inazione di fronte all’odio. Dobbiamo lottare contro le divisioni e l’intolleranza, difendere i diritti umani e promuovere la comprensione reciproca e la riconciliazione», sentenzia ancora l’ONU ricordando i fatti incresciosi che vennero nell’enclave musulmana della Bosnia di allora.
IL GENOCIDIO DI SREBRENICA DAVANTI AI CASCHI BLU DELL’ONU “IMMOBILI”
Dopo la conquista di Srebrenica nel luglio 1995, il “braccio armato” di Milosevic (che nacque tra i partigiani comunisti anti-croati) si rivolse ai civili musulmani del paesino per rassicurarli con un discorso passato alla storia per la sua incresciosa crudeltà: «Non abbiate paura. Lasciate uscire prima le donne e i bambini». Di lì a poche ore il massacro venne invece mosso contro circa 9mila bosniaci tra giovani e uomini, il tutto a poca distanza dalla zona “sicura” del Consiglio di Sicurezza dove erano presenti caschi blu dell’ONU e le tre compagnie olandesi “Dutchbat”.
La vergogna per quanto successe è qualcosa che non resta nei soli responsabili diretti serbo-bosniaci: Mladic uccise senza alcuna pietà per l’esattezza 8372 vite umane, terrorizzando le famiglie e l’intera comunità senza che le truppe delle Nazioni Unite mossero un dito per fermare quella mattanza. 8mila i morti senza però dimenticarsi di bambini, anziani e donne sottoposti alla deportazione, agli stupri e alle violenze di massa: l’inazione completa dei caschi blu e dei soldati olandesi ufficialmente era dovuto alle risoluzioni ONU che non dava il via libera per la protezione dei civili, ma nei processi successivi venne pesantemente contestata a quei soldati considerati poi “corresponsabili” del genocidio. Le forze di Mladic inseguirono uno ad uno i bosniaci nei boschi, massacrandoli e cercando di coprire gli omicidi in fosse comuni: la storia per fortuna è riuscita a conoscere quei fatti, recuperando i corpi e riesumandoli per verificarne le identità tramite complessi esami del Dna.
Ad oggi sono circa 50 i condannati per il genocidio di Srebrenica, per 700 anni complessivi di carcere, tra cui appunto Milosevic (morto in carcere nel 2006), il leader politico Karadzic e l’ex generale Mladic: secondo il messaggio ONU per questa prima giornata di memoria, «Che il ricordo di Srebrenica rafforzi la nostra determinazione a costruire un mondo libero dal flagello del genocidio – un mondo in cui prevalgano la giustizia e la pace, in cui “mai più” sia una solenne promessa mantenuta per tutta l’umanità». Al di là dei fatti e delle condanne, resta la vergogna per la completa inazione irresponsabile dei caschi blu olandesi davanti ai circa 15mila che scappando dai boschi di Srebrenica si ammassarono sotto la base ONU nella speranza di una protezione è qualcosa che ancora oggi fa rabbrividire. Una guerra era in corso alle porte dell’Europa e venne “gestita” nel peggiore dei modi: un’offesa alla dignità della vita umana è quanto di più profondo resta di quell’indegno massacro a Srebrenica culminato l’11 luglio 1995.