L’agroindustria è il primo settore in Italia, ma attenzione ai piani dell’Europa. Perentorio Massimiliano Giansanti, leader di Confagricoltura, ai microfoni de La Verità. I numeri sono eccelleni – l’Italia è la prima in Europa come valore aggiunto – ma non mancano le criticità: “Accompagnavo in Giappone il commissario europeo all’Agricoltura. Su quei banchi c’era l’ortofrutta spagnola e non la nostra. Il prodotto spagnolo arriva prima e costa meno. Confidiamo che il ministro Salvini dia concretezza alle sue proposte avanzate. Oggi per portare il grano da Potenza a Bari migliaia di camion percorrono una mulattiera. I produttori di insalata della Campania trovano più conveniente esportare il prodotto a Dubai imbarcandolo nell’aeroporto di Amsterdam”.



Non siamo autosufficieni da un punto di vista alimentare, ha aggiunto Giansanti, ma per arrivare al 100 per cento manca poco: in Svezia importano il 70 per cento di ciò che consumano, mentre noi produciamo il 75 per cento di ciò che mangiamo. Per arrivare alla perfezione, serve ulteriore Pil per 150 miliardi: “Un 7% in più di crescita? A tutto vantaggio dei conti pubblici. Il nostro comparto è strategico ma le regole europee limitano la nostra capacità produttiva. Ci impediscono di esprimere il nostro potenziale”.



Massimiliano Giansanti: “Ci stiamo uccidendo con le nostre mani”

Giansanti ha messo in evidenza la carenza di forza lavoro – tale da spingere le aziende a rinunciare a molte commesse – per poi soffermarsi sul dossier clima e sulle tante discussioni sulla CO2 emessa dal comparto: “Rumore di fondo che fa eco e che rimbomba. Abbiamo le migliori performance mondiali in termini di riduzione dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari. È impensabile costruire un modello europeo se poi non troviamo un accordo o con la Cina, o con gli Stati Uniti o con l’India. I migliori studi delle università americane ci dicono che il Green deal europeo comporterà una riduzione della nostra produzione. O mangiamo di meno o importiamo ciò che non produciamo più da altri Paesi che si atterranno a chissà quali standard. Ci stiamo uccidendo con le nostre mani!”. Giansanti ha poi parlato della legge sul ripristino della natura e della guerra al packaging del monouso, definita un’altra follia europea: “Come si può concepire una busta di insalata che abbia un peso minimo di 1,5 kg? Immagini il costo ambientale ed economico del recupero di una bottiglia di vino venduta in Australia col suo cartone”.

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