La prima traccia non tragga in inganno. L’impressione è di ascoltare Leonard Cohen, l’ultimo Cohen, quello che si è raccontato in punto di morte. La voce, l’eleganza dell’approccio acustico, il tema (Black Love) rimandano l’eco di quei dischi straordinari. Ma è appunto la prima traccia. Già dalla seconda, Cose che non cambiano, si entra in un altro mondo, nuovo e intrigante, per Massimiliano Larocca. Si canta in italiano (anche se il ritornello è in inglese), così per tutto il disco a differenza di Black Love che è in inglese, e i suoni sono elettronici, claustrofobici, notturni (in questo in comune con Cohen, ma soprattutto certe cose di Nick Cave e Mark Lanegan). Più di tutto il paragone che viene da fare è con la visionarietà, dolente e inquietante, dei National.



Anche la presenza di un ex Bad Seeds come Hugo Race alla produzione mette ben in chiaro le carte che il cantautore fiorentino, una lunga carriera alle spalle decide di giocare per sparigliare chi pensava di conoscerlo. Si aggiungano la chitarra “spiritata” di Antonio Gramentieri, Howe Gelb e soprattutto Enrico Gabrielli, anima dei Calibro 35, ed ecco le coordinate in cui si muovono queste canzoni.



(Eravamo) orfani è ancora più inquietante, ritmica battente, funerea, voce che arriva dall’underground. Musiche che ben si adattano con liriche che annunciano una fine imminente del mondo. Se le strofe sono quasi recitate, il ritornello apre a una melodia invocata. Con Il giardino dei salici si apre uno squarcio semiacustico, con oboe e violino di accompagnamento, ma dove l’elettronica seppur discreta, continua a dettare i toni.

Guerra fredda è invece un turbine di suoni chitarristici, gli strumenti mandati in saturazione a contorcersi con effetti noise, un insieme suggestivo in cui si consumano ricordi ed evocazioni. Con un delicato gioco pianistico di Howe Gelb si apre la bella Fin du monde che congela il messaggio del disco. Noi non ci saremo? Larocca non ce lo dice, ci lascia con domande e una colonna sonora adeguata per un mondo che nessuno sa più a chi appartiene: “exit / enfer”, uscita e inferno. Disco coraggioso, sperimentale che guarda a un cantautorato slegato da ogni regola ordinaria.