Non fu legittima difesa, quindi Massimo Adriatici deve andare a processo per omicidio volontario: è questa in sintesi la decisione della giudice del tribunale di Pavia, Valentina Nevoso, che quindi ha trasferito gli atti alla procura. L’imputazione di “eccesso colposo di legittima difesa” che era stata formulata dalla procura, nel caso relativo alla morte del senzatetto marocchino Youns El Boussetaoui a Voghera tre anni fa, è sbagliata, perché ci sono indizi sull’omicidio che sono “gravi, precisi e concorrenti“, secondo quanto riportato nell’ordinanza.



Inoltre, la giudice riporta che l’ex assessore della Lega aveva accettato la possibilità che l’uomo morisse e precisa che non può trattarsi di un caso di legittima difesa, in quanto fu Massimo Adriatici stesso a creare quella situazione pericolosa, cioè la colluttazione, e ad accettarla. Anche in virtù del fatto che è un ex poliziotto, doveva valutare meglio la situazione e sparare altrove, ad esempio alle gambe del 39enne marocchino, contro cui si è mostrato freddo mentre era a terra ferito. Questa la tesi della giudice, secondo cui il reato va riqualificato in omicidio volontario con dolo volontario.



MASSIMO ADRIATICI, LA REQUISITORIA E LA VERSIONE DELLA DIFESA

In occasione della requisitoria di due settimane fa, il pm Roberto Valli aveva chiesto che Massimo Adriatici venisse condannato a 3 anni e sei mesi per il reato che ora va riformulato, invece la difesa aveva chiesto l’assoluzione dell’ex assessore leghista. Per l’avvocato Gabriele Pipicelli, che rappresenta il politico insieme al collega Luca Gastini, è stato “travisato ogni elemento della legittima difesa“, quindi valuteranno la strada da seguire dopo la decisione della procura e che tipo di processo chiedere.



In merito al reato di cui è accusato, la difesa nella memoria con cui contestava la requisitoria sosteneva che non c’è stata una normale colluttazione tra due persone, ma il loro assistito è stato “aggredito e buttato a terra” ritrovandosi addosso il senzatetto, che a detta dei legali aveva dimostrato di essere molto pericoloso anche a mani nude. Comunque, l’imputato ha trovato nel frattempo un accordo con la vedova della vittima: previsto di un risarcimento di 250mila euro col ritiro della costituzione di parte civile.