Da settimane, sostanzialmente da quando i numeri e i dati statistici relativi ai contagi da Coronavirus in Italia sono andati via via attenuandosi, ci si interroga sulla possibilità di vivere una seconda ondata nel periodo autunnale, quando le temperature e il sole caldo dell’estate cominceranno a divenire un ricordo via via sempre più sbiadito. A proposito di ciò, ha provato a fare chiarezza sulle colonne del quotidiano “La Repubblica” il professor Massimo Andreoni, responsabile del reparto Malattie Infettive del policlinico Tor Vergata di Roma, il quale ha dichiarato: “La possibile seconda ondata di Covid-19 avrà certamente le dimensioni della prima e comunque sarà diversa da come ci aspettiamo. Si tratterà probabilmente di un continuum, della prosecuzione di quella che abbiamo attraversato. Ormai abbiamo imparato a controllare bene il virus e capito che per interrompere la sua trasmissione bisogna isolare i casi e usare mascherina e distanziamento. Quando c’è un nuovo focolaio si attuano subito le misure che bloccano l’ulteriore diffusione dell’epidemia. Nella prima fase, invece, spesso ci si muoveva in ritardo”.



COVID-19, TRA FARMACI E ASINTOMATICI

Il dottor Massimo Andreoni ha altresì spiegato che negli ambienti chiusi sarà fondamentale utilizzare la mascherina per proteggere le vie respiratorie. Il Coronavirus è più debole, ma occorre aspettare prima di cantare in vittoria: “Abbiamo visto in America Latina e negli USA che non ha perso forza, quindi attendiamo prima di dare giudizi affrettati”. Quali sono le armi in nostro possesso per combattere il Covid-19? Non molte, a dire il vero. I farmaci non ci sono di aiuto. C’è il Remdesivir, ma non è in grado di risolvere totalmente l’infezione “e gli altri medicinali che stiamo utilizzando e ci possono aiutare non sono risolutivi nei casi più gravi. Del resto, gli studi clinici non ci stanno dando risultati particolarmente rilevanti”. Per quanto concerne invece gli asintomatici, l’esperto ha sottolineato che il loro numero è in costante aumento perché si stanno eseguendo tantissimi test sierologici. “Queste persone trasmettono l’infezione, anche se in modo meno efficiente. Lo dimostra il fatto che quando analizziamo i contatti degli asintomatici, magari in famiglia, ne troviamo altri”.

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