Claudio Salvagni, avvocato difensore di Massimo Bossetti, è intervenuto ai microfoni di “Lombardia Criminale”, trasmissione di Antenna 3 andata in onda nella serata di venerdì 9 dicembre 2022, per commentare i continui rifiuti alle richieste di ricorso presentate dalla difesa dell’uomo che, per la giustizia, avrebbe ucciso la giovane Yara Gambirasio. Il legale ha esordito dicendo: “Il processo nei confronti di Massimo Bossetti si è svolto tutto sulla prova scientifica. Riguardo ad essa, la difesa non ha potuto mai esaminare i reperti e i campioni di Dna. Noi quindi dovremmo fare una sorta di atto di fede nei confronti di quanto ha fatto il Ris durante le indagini preliminari e credere in quei campioni”.
Tuttavia, Massimo Bossetti “si è sempre proclamato innocente e ha chiesto di rifare questo esame sin dall’udienza preliminare nell’aprile 2015. Nel dicembre 2019 un giudice ci ha autorizzato a fare queste analisi, senza però dirci dove, come e quando: a quel punto è iniziato un braccio di ferro infinito per l’ottenimento di queste risposte, in quanto la nostra domanda è stata giudicata inammissibile”.
MASSIMO BOSSETTI, PARLA L’AVVOCATO SALVAGNI: “MAREA DI PROBLEMATICHE NEL DNA”
Nel prosieguo di “Lombardia Criminale”, l’avvocato Salvagni ha continuato: “Abbiamo a quel punto fatto ricorso alla Cassazione, la quale, dandoci ragione, ha rimandato tutto a Bergamo e per diverse volte Bergamo ha deciso che noi non possiamo analizzare quei reperti. Faremo, allora, il sesto e il settimo ricorso a breve: è un paradosso giuridico a cui non ho mai assistito in Italia”.
Peraltro, il legale ha tenuto a chiarire come non sia affatto scontato che il Dna isolato appartenga a Massimo Bossetti: “Il professor Casali e il colonnello Lago, comandante dei Ris di Parma – sentiti a Venezia -, dicono chiaramente che c’è una marea di problematiche nel Dna e quella certezza granitica che sia del mio assistito a livello scientifico non c’è, benché le sentenze la abbiano voluta dichiarare. Revisione del processo? Vorrei ricordare che esiste l’istituto delle indagini difensive, che consente di raccogliere prove atte poi a proporre un’istanza di revisione, che con elementi nuovi può portare al ribaltamento della sentenza. Qua, però, l’unico elemento è la ripetizione dell’esame del Dna, che al momento non viene ancora consentita”.