Dopo la lettera dal carcere di Antonio Logli indirizzata a Quarto Grado due settimane fa adesso è un altro celebre detenuto, Massimo Bossetti, a scrivere una missiva resa pubblica da Gianluigi Nuzzi per raccontare la sua esperienza dietro le sbarre ai tempi del coronavirus. L’uomo condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio descrive il “momento drammatico” che sta vivendo, notando: “Come se non bastasse già quanto notevolmente stessi sopportando“. Bossetti continua: “Ovviamente questa emergenza sanitaria in corso ha sconvolto destabilizzando pure le nostre esistenze di vita nelle varie mansioni, attività lavorative che il contesto ci garantiva. Come si possono passare le giornate, penso che non vi sia difficile capirlo. Comunque, cerchiamo di trascorrere giorno dopo giorno, innanzitutto, con la speranza che questo terribile, bastardo, invisibile, subdolo virus, si possa arginare in breve tempo, cercando di impegnare questo odioso, infinito tempo, con le semplicità giornaliere che per fortuna ci restano, come ad esempio dedicandosi alla cucina, impastando torte, pizze o quant’altro, leggendo libri, quotidiani, scrivendo, dedicarsi all’ordine e alla pulizia della cella, oppure guardando la tv“.



MASSIMO BOSSETTI, LETTERA DAL CARCERE

Nella sua lettera Massimo Bossetti spiega di fare insieme a tutti gli altri detenuti “tutto quanto ci è possibile fare per rompere la monotonia della quotidianità, per sopportare la sofferenza della mancanza dei propri cari“. Oltre ad esprimere le preoccupazioni per i tanti accessi che rischiano di far insinuare il virus all’interno della struttura penitenziario, il carpentiere di Mapello informa di avere anche “da poco intrapreso un’attività lavorativa” ma che questa è stata momentaneamente sospesa. Bossetti continua:”Come vivo? Mi sembra di vivere ancora di più in assoluto stato d’abbandono, ma soprattutto vivo l’intenso pensiero da un giorno all’altro di perdere quanto al mio fianco di caro ancora mi è rimasto. E’ dal primo giorno del mio arresto, quando fui sbattuto e rinchiuso in isolamento, ad oggi che non ho mai smesso un solo minuto di pensare a tutti i miei cari familiari“. Rivolgendosi ai suoi cari, Bossetti conclude la sua lettera: “Vi voglio bene, e sappiate che come a voi, pure a me mancate tantissimo“.

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