Sono trascorsi quasi sei anni dall’arresto di Massimo Bossetti, l’uomo che secondo tre differenti gradi di giudizio è l’assassino della giovane Yara Gambirasio scomparsa il 26 novembre 2010 e trovata senza vita il 26 febbraio 2011. Del caso torna ad occuparsene la trasmissione Quarto Grado nella nuova puntata in programma per questa sera. Bossetti sta scontando in carcere la pena dell’ergastolo ma continua a definirsi innocente e persino disposto a morire per dimostrarlo. Nonostante ciò, lo scorso 26 maggio la Corte d’Assise di Bergamo ha negato alla difesa di Massimo Bossetti l’autorizzazione a visionare alcuni reperti. “La Corte ha emesso un provvedimento molto strano, non so come spiegarglielo altrimenti”, ha commentato l’avvocato Claudio Salvagni, in una recente intervista per il portale Fanpage.it. Lo scorso 27 novembre, ha ricordato il legale, sono stati autorizzati a svolgere una serie di attività di indagine tra cui quella sul Dna. Si tratta dell’esame che la difesa di Bossetti chiede da sei anni in quanto ritenuto dall’accusa la prova regina che lo incastra, e dalla difesa quella che potrebbe scagionarlo. Tuttavia il 2 dicembre scorso è avvenuto il primo colpo di scena (uno dei tanti di questo controverso caso): “il presidente della Corte ha preso un altro provvedimento dove dice che l’autorizzazione concessa deve riferirsi alla ricognizione dei reperti (ovvero all’osservazione)”.



MASSIMO BOSSETTI, OMICIDIO YARA GAMBIRASIO: NUOVO “NO” SU ANALISI REPERTI

Come spiega l’avvocato di Massimo Bossetti, la decisione del presidente della Corte non gli è mai stata comunicata ed il 15 gennaio scorso la Corte stessa ha confiscato i reperti che sarebbero dovuti essere esaminati dalla difesa del muratore di Mapello. In merito a questi ultimi, si fa riferimento agli indumenti della giovane vittima, la 13enne Yara Gambirasio (e nello specifico slip, leggins, reggiseno, maglietta, giubbotto, scarpe e calze). A quel punto la difesa avanza un’altra istanza il 4 marzo scorso e non ricevendo risposta ne inviano una ulteriore il 30 aprile. Solo il 26 maggio la Corte emette il provvedimento che definisce la loro domanda inammissibile. Quei reperti che ancora oggi la difesa di Bossetti chiede di poter esaminare, stando alle parole dell’avvocato Salvagni non è stato possibile esaminarli neppure nel corso del lungo processo. Di fronte all’ennesimo “no”, ha spiegato l’avvocati, Massimo Bossetti “è disperato si sente vittima di una grande ingiustizia”. La sua difesa ha quindi svelato la prossima mossa: “strappare questo diritto sacrosanto a esaminare i reperti, cerchiamo di capire come”, ha ammesso Salvagni a Fanpage. Proprio sui vestiti di Yara Gambirasio potrebbe esserci la chiave dell’innocenza dell’uomo attualmente in carcere.

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