L’avvocato Claudio Salvagni, uno dei difensori di Massimo Bossetti, ha presentato l’ennesimo ricorso in Cassazione. Il suo assistito non si arrende e chiede nuovamente di poter analizzare i reperti nella speranza di una eventuale revisione del processo. Il caso è stato affrontato nel corso della puntata di Iceberg Lombardia, ai cui microfoni ha parlato proprio l’avvocato Salvagni: “Abbiamo presentato l’ennesimo ricorso in Cassazione, il quarto, dopo i primi tre accolti ora aspettiamo questo quarto ricorso”. Si compone di 106 pagine il ricorso presentato dalla difesa di Massimo Bossetti dopo che la Corte d’Assise di Bergamo ha ancora una volta rigettato la possibilità di analizzare i reperti.
Da sempre Massimo Bossetti sostiene che quello considerati come la prova regina non sarebbe il suo Dna e per questo ha già fatto sapere che non smetterà mai di chiedere nuove analisi: “Perchè io dopo aver subito troppo in una cella di isolamento, reggendo a quanto di disumano nessuno di tutti voi possa immagine, io non mi arrenderò mai al costo di sacrificare tutta la mia vita dietro le sbarre”, scrive Bossetti.
MASSIMO BOSSETTI, PRESENTATO QUARTO RICORSO IN CASSAZIONE
L’avvocato Salvagni insiste: “Massimo Bossetti non si è mai potuto difendere veramente durante tutti i gradi di giudizio, e deve poterlo fare almeno ora”. Per la procura e i giudici, però, non ci sarebbero mai stati dubbi sulla colpevolezza di Massimo Bossetti nel delitto di Yara Gambirasio. “Abbiamo sempre chiesto in udienza preliminare, primo grado, Appello e Cassazione ma non è mai stato consentito di rifare questo esame”, ha aggiunto Salvagni, che ha evidenziato cosa potrebbe accadere se venisse fuori che quel risultato è errato. Ma perchè finora è sempre stato impedito a Bossetti di poter accedere ai reperti? Il suo avvocato ha in serbo due possibili risposte: “La prima è perchè si ha paura del risultato opposto. Non c’è la volontà della ricerca effettiva della verità. E la seconda, che loro abbiano la certezza che quel risultato sia corretto e c’è la paura che i risultati possano essere falsati o che non possa esserci più niente ed allora questo timore li porta a dire che non si può indagare”. Bossetti, intanto, nella sua missiva conclude di essere consapevole di “essere innocente più di tutti loro”, ribadendo la voglia di andare avanti.