La Procura di Venezia ha escluso la possibilità che ci sia stato un “piano orchestrato allo scopo di depistare eventuali nuove indagini difensive lasciando intenzionalmente deperire il Dna di Ignoto 1” in merito al caso relativo alla morte di Yara Gambirasio: è stata dunque disposta l’archiviazione del fascicolo aperto dal procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito in seguito alla denuncia presentata dalla difesa di Massimo Bossetti, l’uomo condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio della tredicenne di Brembate di Sopra.



“Acquisiremo gli atti del fascicolo, li studieremo e faremo opposizione all’archiviazione perché per noi il depistaggio è evidente”. A dirlo ai microfoni dell’Adnkronos è stato l’avvocato Claudio Salvagni, che difende, insieme al collega Paolo Camporini, il muratore di Mapello. Il team di legali, con la denuncia presentata, aveva fatto sì che nel registro degli indagati, per il reato di frode in processo e depistaggio, finissero il presidente della Prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e la funzionaria responsabile dell’Ufficio corpi di reato, Laura Epis. Le accuse si sono tuttavia rivelate infondate.



Massimo Bossetti, Procura nega depistaggio su Dna: è la prova che condanna il killer di Yara Gambirasio

Dalle indagini portate avanti dalla Procura di Venezia è emerso che non sussiste alcun tentativo di depistaggio in merito al Dna di Ignoto 1, rivelatosi Massimo Bossetti, rinvenuto sul corpo di Yara Gambirasio. La prova regina che ha, dopo diversi anni dall’omicidio, permesso di risolvere il caso, condannando il muratore di Mapello è stata ritenuta anche in questo caso attendibile. I 54 campioni estratti dagli slip e dai leggings della vittima non sono mai stati manomessi né danneggiati.



Gli avvocati a questo punto hanno annunciato che si opporranno nuovamente alla decisione dei giudici. È stato ancora una volta chiesto in tal senso di procedere con l’esame e con la verifica della conservazione dei reperti. La Cassazione però ha rimandato nuovamente la questione al Tribunale di Bergamo.