Nuova vita per Massimo Bossetti, l’uomo accusato in tre differenti gradi di giudizio dell’omicidio di Yara Gambirasio e condannato all’ergastolo in via definitiva. Come spiega Il Corriere della Sera, l’ex carpentiere di Mapello è stato trasferito dal carcere di via Gleno, a Bergamo, dove era detenuto dal giorno del suo arresto al penitenziario milanese di Bollate. Un trasferimento avvenuto in seguito ad una richiesta dello stesso detenuto che aveva motivato la sua decisione con la volontà di lavorare. Della notizia si era già parlato nel novembre dello scorso anno ma solo ora è giunta la decisione del dipartimento di amministrazione penitenziaria. Il trasferimento sarebbe stato notificato a Bossetti nel pomeriggio odierno e, come spiega Il Giornale, colui che è stato definito dalla giustizia italiana l’assassino di Yara Gambirasio ha lasciato il carcere bergamasco per essere accolto in una nuova cella. Da tempo il muratore di Mapello aveva chiesto di avere la possibilità di poter lavorare durante il suo periodo di detenzione che, come sappiamo, sarà molto lungo alla luce dell’ergastolo. Dunque aveva chiesto di poter iniziare una attività lavorativa all’interno della struttura carceraria. In seguito al suo trasferimento, non è escluso che possa essere ora inserito in un progetto in grado di coniugare la permanenza in carcere con quella professionale.
MASSIMO BOSSETTI, VERSO REVISIONE PROCESSO?
Il trasferimento di Massimo Bossetti nel carcere di Bollate arriva a circa due mesi dalle parole dell’avvocato Claudio Salvagni, suo difensore, che aveva asserito, come rammenta Il Giornale nell’edizione online, di aver acquisito nuovi elementi per richiedere una revisione del processo. Lo stesso Salvagni era intervenuto anche di recente al programma “Iceberg Lombardia” su Telelombardia ed in quell’occasione aveva letto una lettera scritta dal suo assistito ed indirizzata alla madre: “Un giorno ti raggiungerò – scriveva il carpentiere di Mapello – per riprendere insieme a papà ancora uniti la nostra strada nella vita eterna. Coraggiosa e battagliera come solo tu sapevi essere, nonostante le tue problematiche di salute, il progredirsi del male, hai affrontato la malattia con un’immensa forza. La stessa forza che tu e papà, “I miei angeli”, dall’alto dei cieli mi date ogni giorno per combattere, resistere e riuscire a superare la vostra mancanza”. Quindi Bossetti aveva ringraziato la donna “per l’amore, la gioia e la speranza che continuamente mi davi”. Quindi Salvagni aveva rivelato i nuovi percorsi investigativi della difesa che potrebbero portare ad una revisione del processo: “Sì, lo confermo, esistono tre precise piste molto interessanti che stiamo cercando di approfondire. Il percorso è lungo prima di arrivare a una revisione del processo, ma il nostro lavoro non si ferma. Le nostre indagini difensive si sono spinte anche oltralpe, all’estero: si tratta di una pista delicata che riguarda un persona che la sera del delitto si trovava a Brembate, ma che vive all’estero”, aveva rivelato, senza poter aggiungere altro.