Massimo Cacciari riflette sulla guerra in Ucraina

Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, parlamentare e filosofo, sulle pagine del quotidiano Il Giornale, ha riflettuto sulla guerra in Ucraina e sui suoi esiti, forse non più tanto prevedibili come si credeva quasi un anno fa. Iniziando dalle polemiche sulla presenza di Zelensky al Festival di Sanremo, Cacciari sottolinea di non essere interessato a prenderne parte perché “è di un’ipocrisia ridicola”.



Secondo Massimo Cacciari, infatti, dovremmo preoccuparci del fatto che “con la decisione di inviare carri armati siamo a tutti gli effetti partecipi” al conflitto. “La propaganda”, spiega tornando a Zelensky e Sanremo, “è strumento essenziale di ogni evento bellico”. Concentrandosi, invece, sulla guerra tra Russia e Ucraina, senza troppi peli sulla lingua, sostiene che finirà “malissimo per chi l’ha voluta e iniziata, ossia Vladimir Putin. Il capo della Russia ha fatto un errore folle e sciagurato”, spiega ancora Massimo Cacciari, “e ha ottenuto esattamente quello che non voleva, ossia un ricompattamento occidentale forzato, sotto l’egemonia Usa. L’Ucraina sarà inevitabilmente il Vietnam del Cremlino“.



Massimo Cacciari: “La guerra si poteva evitare”

Nel suo intervento su Il Giornale, Massimo Cacciari parlando della guerra non sembra, insomma, preoccupato per una possibile deriva mondiale del conflitto. “La guerra andrà avanti fino al patatrac della Russia. E gli Usa stanno semplicemente facendo il loro mestiere di impero globale: per loro la sfida decisiva non è certo la Crimea, né l’Ucraina” ma è la Cina.

In gioco in questa guerra, insomma, secondo Massimo Cacciari ci sarebbero anche (se non soprattutto) gli interessi degli Stati Uniti. Questi, nella sua visione, devono arrivare in Cina “nelle condizioni migliori, con l’Occidente ricompattato e la Russia indebolita dalle sue scelte tragiche e fallimentari”. “L’Europa intera, che ormai da generazioni ha dimenticato cosa vuol dire combattere una guerra”, conclude Massimo Cacciari, “non ha capito cosa stava succedendo, che rischi si correvano. E ha fallito ogni tentativo di esercitare una propria leadership e prevenire il conflitto, a cominciare dalla Germania. La verità è che il popolino europeo vive in pace da 80 anni, e si è convinto che questo sia lo stato normale e naturale delle cose. Purtroppo non lo è”.