Nessun Draghicidio, il premier voleva andarsene: parola di Massimo Cacciari. Interpellato da La Verità, l’ex sindaco di Venezia ha spiegato che restare a Palazzo Chigi, per l’ex presidente della Bce, significava suicidarsi: “Draghi voleva andarsene perché probabilmente si era reso conto che la coalizione di governo era diventata un’armata Brancaleone, e non sarebbe stata assolutamente in grado di far fronte alle scadenze che si profilano in autunno”.
Arrivare a ottobre con un governo che non funziona più sarebbe stato un disastro per Draghi, secondo Massimo Cacciari, e ha dunque preferito giocare d’anticipo: “Forse in tutto questo ha influito anche la ferita psicologica dello schiaffo subito nella corsa alla presidenza della repubblica. Ma ripeto, il motivo principale è che Draghi ha compreso che le cose che aveva in mente non si potevano più fare”. E il filosofo ha anche le idee piuttosto chiare sull’ipotesi, poi sfumata, di un Draghi bis: “E’ fallito perché l’idea non piaceva al Pd. Sul piano dell’immagine, un governo del genere avrebbe rafforzato la destra, e questo il Partito democratico di Letta non poteva accettarlo. Per questo ha fatto resistenza. E per questo l’idea di scaricare la responsabilità della fine del governo su Conte la considero semplicemente indecente. E’ chiaro a tutti che ormai l’intera coalizione era divenuta incompatibile al suo interno”.
MASSIMO CACCIARI SULLA CAMPAGNA ELETTORALE
Nel corso del lungo dialogo con il quotidiano diretto da Belpietro, Massimo Cacciari si è soffermato sulla corsa alle prossime politiche e ha ribadito che il centrodestra non ha la vittoria in tasca. Anzi, la coalizione formata da FdI, Lega e Forza Italia deve fare attenzione a non combinare casini interni. E, ha aggiunto, non devono esagerare nei toni e nei contenuti ideologici. Il filosofo è poi tranchant sul presunto allarme fascismo tirato in ballo dalla sinistra per contrastare il possibile sbarco a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni: “Spero che non si giochi la campagna elettorale sul rischio fascismo perché in quel caso scadremmo davvero nel ridicolo. Non esiste la più remota possibilità di un’involuzione di quel genere. Semmai è un dramma generale della democrazia quello di tendere allo svuotamento dei parlamenti e all’accentuazione del potere esecutivo. Ed è una tendenza destinata ad aggravarsi se non si scrivono regole precise e riforme in senso presidenziale. Ma il fascismo non c’entra niente”.