“Un disastro”: così, senza mezzi termini, Massimo Cacciari su Enrico Letta. Intervenuto ai microfoni de Il Fatto Quotidiano, il filosofo si è soffermato sulla strategia elettorale del Partito Democratico dopo la rottura con Calenda. “Quella di Enrico Letta è una catastrofe politica evidente, i precedenti segretari si sono dimessi per molto meno”, la sua analisi perentoria.
Nel corso del dialogo con il quotidiano diretto da Travaglio, Massimo Cacciari ha spiegato che la responsabilità della rottura è sia di Letta che di Calenda, era noto a tutti che l’accordo fosse abborracciato. Soffermandosi sul segretario dem, l’ex sindaco di Venezia ha spiegato che la sua leadership ne esce sconquassata: “Ricapitoliamo: Letta diventa segretario e porta avanti una linea – a mio avviso sensata – di fare un’alleanza con il M5s. Dopo la caduta del governo Draghi questa finisce. Poi si trova di fronte alla scissione dei 5S e cosa fa? Imbarca solo Di Maio: ma dove vuoi andare con Di Maio? Una cosa ridicola”. Poi l’asse con Calenda per tentare di ridare credibilità al centrosinistra, un asse collassato dopo pochi giorni: “La sua linea politica è stata sconfessata per tre volte in pochi mesi”.
MASSIMO CACCIARI: “RENZI-CALENDA? DUE SUPEREGO”
Massimo Cacciari ha aggiunto che la responsabilità del fallimento Pd è anche di altri dirigenti dem, come testimoniato dalla corsa sfrenata a candidarsi come capolista per riottenere un seggio: “Sono un insieme di politici che pensano solo a sopravvivere, che razzolano nel fondo del generoso barile della storia della Dc e della sinistra italiana. Tutto questo senza avere un’idea di futuro”. Ormai, ha spiegato, il Pd è diventato il partito di Draghi e Cottarelli. Passando al terzo polo Renzi-Calenda, Massimo Cacciari ha sottolineato che non potrà avere successo, può ambire al massimo al 6-7%: “Sono due superego che si mettono insieme con una sola strategia: sperare nello sfascio per richiamare Draghi”. E’ tardi per immaginare un ritorno giallorosso, ha proseguito Cacciari, plausibile forse solo dopo il volo. Poi una battuta sul Movimento: “Può prendere voti a sinistra? Sì, se denuncia lo sconquasso politico degli altri e recupera i suoi temi forti”.