Le elezioni americane hanno tenuto banco in tutto il mondo e Massimo Cacciari ha fornito un’analisi dettagliata di quanto accaduto negli States sulle pagine de La Stampa. Joe Biden è sì il nuovo presidente, ma i risultati del voto non vanno affatto sottovalutati secondo il filosofo. L’ampio consenso registrato da Donald Trump è segnale delle grandi faglie di rottura nella società americana e toccherà alla nuova amministrazione tentare di superarle.



La linea del presidente uscente è stata sconfitta – «frutto (benedetto) del modo in cui ha impersonato, nel suo reality show, la figura del Presidente: provocando sempre lo scontro politico, anche là dove era possibile compromesso e mediazione, cercando costantemente di by-passare con azioni unilaterali le Assemblee rappresentative, ossessionando i suoi stessi colleghi repubblicani con i suoi mantra sul Muro, sulla contro-riforma in materia assistenziale, e puntando ovunque su deregulation e taglio delle tasse» – ma sono tutt’altro che risolte le ragioni per Trump è stato eletto presidente nel 2016 ed ha ottenuto ancora tantissimi voti a questa tornata…



MASSIMO CACCIARI, L’ANALISI DELLE ELEZIONI USA

Massimo Cacciari ha acceso i riflettori sul fatto che la vittoria di Donald Trumo sulla Clinton di quattro anni fa non è legata semplicemente alla ideologia anti-casta, ai deficit culturali di qualche settore dell’opinione pubblica o ancora a questioni delicate come quella del razzismo. L’ex sindaco di Venezia ha evidenziato che Barack Obama «era stato portato alla presidenza sull’onda del big crash del 2006-2007, a quella crisi aveva cercato di rispondere, ma alla fine del suo mandato le conseguenze sociali che essa aveva prodotto esplodono in tutta la loro drammaticità e complessità». Le conseguenze sociali sopra citate sono disoccupazione alle stelle, precarizzazione economica delle classi lavoratrici e perdita di reddito e status sociale. «E’ la destabilizzazione impressionante della base materiale su cui si regge la stessa idea di democrazia rappresentativa. Se il pluriverso del lavoro dipendente, delle professioni, del ceto medio vede minacciata la propria stabilità e vanificarsi le prospettive di crescita del proprio benessere (non solo, e forse neppure prioritariamente, sotto il profilo economico), è impossibile funzioni quella “virtù” di moderazione e giusto compromesso che regge la politica democratica», l’analisi di Massimo Cacciari.



“ORA É URGENTE LA RIVOLUZIONE”

Tutto ciò per Massimo Cacciari ha come conseguenza la scomparsa dei moderati, ciò significa che la crisi non si risolve “moderando” ma con disegni di riforma «tanto radicali quanto razionali». Il filosofo ha dunque messo in evidenza che la crisi economica e sociale potrà essere superata unicamente se i governi saranno in grado di ragionare e operare «nei confronti delle nuove grandi potenze economico-finanziarie multinazionali e approntare comuni strategie intorno alle grandi agende dell’energia e dell’ambiente». Per Massimo Cacciari è necessario un new deal dell’intero Occidente democratico e questo va impostato con rapidità e credibilità, pena il ritorno dei Trump. «Ma questa volta con infinite più possibilità di restarci. Biden, il conservatore Biden, comprenderà che è venuto anche per lui il momento di essere, almeno un po’, “rivoluzionario”? La presenza della Harris mostra tale intenzione?», l’interrogativo finale del filosofo nel suo intervento su La Stampa.