Massimo Ceccherini, si è confidato tra le pagine di Vanity Fair. “Nasco imbianchino e ho fatto a lungo anche il muratore. La mia vera passione era lì, in quel tempo lontano speso a spandere l’intonaco. Ero veramente felice e quando arrivavano le sei del pomeriggio, si scioglievano le righe e gli altri si apprestavano a far festa, mi incupivo perché avrei continuato per ore. I tormenti sono arrivati dopo, quando ho iniziato a recitare. Non mi sento un attore fuori dalle regole e a dire il vero non mi sento neanche un attore. Seguo la mia natura e seguo me stesso anche se spesso non so dove devo andare”. Dopo avere girato una 40ina di film e molto teatro, a 54 anni svela: “Adesso posso anche smettere”. Con Matteo Garrone ha girato “Pinocchio” nella parte della Volpe: “Su Pinocchio sono d’accordo con tutto quello che dice Garrone. Non per piaggeria perché le dirò, dopo aver viaggiato in macchina con lui, finito il film, non lo voglio più vedere. Ma perché semplicemente la penso esattamente come lui”.



Massimo Ceccherini: “Mia moglie e Garrone mi hanno salvato dal demonio!”

Massimo Ceccherini, dopo avere ironizzato su Garrone, precisa perché – potenzialmente – non vorrebbe più incontrarlo: “Ho la prostata infiammata e Garrone in autostrada non si ferma mai. Abbiamo viaggiato in giornata da Roma alla Puglia andata e ritorno e non ha fatto neanche una sosta. Mi è toccato portarmi il catetere dietro. Poi non fuma, ha duemila storielle nella testa, insomma dù palle”. Proprio in uno di quei viaggi è stato sceneggiato il film: “È vero, con Matteo succede così. Mi è capitato di lavorare con altri sceneggiatori. Ma era come andare in banca. Tre ore la mattina, tre ore il pomeriggio. Orari fissi, un tavolino, dei fogli davanti. Con lui il lavoro è stato diverso. Dicevamo una frase per caso e magari quella entrava nel copione”. I due erano già amici ma: “adesso è sbocciato una sorta d’amore. Un colpo di fulmine. Quando stai bene con una persona senza sventrarti, senza annebbiarti o senza straviziare, tiri fuori il meglio”. Poi, con lucida sincerità, svela chi lo ha salvato: “La mia compagna, una fantastica operatrice sociosanitaria e un’altra fatina, Garrone. Mi ubriacavo, perdevo la testa, mi trasfiguravo, diventavo persino cattivo. Era come un veleno. Dopo pochi bicchieri iniziavo a piangere. Avevo una specie di demonio addosso”.

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