Secondo Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano, si può iniziare a parlare di terza dose per i vaccinati: “Un aspetto importante da capire ora sarà cosa fare con le persone che sono state vaccinate da molto tempo, più di 8 mesi fa, quindi i primi immunizzati d’Italia, ossia quelli che hanno inaugurato la campagna vaccinale anti-Covid da fine dicembre 2020 in poi. Perché ormai comincia a essere abbastanza importante la possibilità che sia necessaria una terza dose“, ha detto all’Adnkronos Salute. Una riflessione andrà affrontata, a suo avviso, “anche per chi ha fatto il ciclo vaccinale completo a inizio anno. Io ritengo che la terza dose si arriverà perlomeno a consigliarla alle persone fragili, con patologie e over 70“, osserva l’esperto.
Sulla situazione virus generale Clementi spiega: “I numeri mostrano un rallentamento della crescita dei contagi Covid e sembrano suggerire che siamo relativamente vicini a una sorta di picco che dovremmo raggiungere da qui a poco probabilmente entro agosto, se l’andamento è quello che c’è stato nei Paesi che ci hanno preceduto in questa diffusione della variante Delta di Sars-CoV-2. Dovremmo rimanere in questo ordine di grandezze sia in termini di nuovi infetti che di ospedalizzati“, è l’analisi del virologo all’Adnkronos Salute.
Massimo Clementi: “Il vaccino protegge, in terapia intensiva vanno i non vaccinati”
Non solo della terza dose, Massimo Clementi parla anche delle terapie intensive: “Quasi sempre – 9 volte su 10 – si tratta di pazienti non vaccinati o con vaccinazione incompleta. Questo a ulteriore conferma che il vaccino protegge“. E mentre si discute su quale sia l’impatto di questa nuova ondata di contagi sui vaccinati, Clementi invita a riflettere su un aspetto: “L’infezione può verificarsi nei vaccinati e in alcuni casi era da attenderselo ma per quel che riguarda le ospedalizzazioni e la possibilità di innestare infezioni molto gravi che possono portare alla terapia intensiva, c’è una protezione notevole da parte della vaccinazione. Anche ieri è uscito un lavoro sul ‘New England Journal of Medicine’ che lo conferma. Finora i vaccini hanno protetto nei confronti di tutte le varianti, quando più quando meno, ma hanno protetto“.
Il vaccinato, illustra Clementi, “dopo l’eventuale positività l’immunità sviluppata grazie al vaccino interviene. L’infezione di solito è molto transitoria e a bassa carica virale. Può anche succedere che la carica virale sia più alta – ammette l’esperto – Dobbiamo dare ragione di tutti gli episodi che accadono in una pandemia con tanti soggetti infettati, ma dobbiamo anche confermare che i vaccini sono l’arma più potente che abbiamo in questo momento e stanno dimostrando tutta la loro efficacia. Sarebbe difficile, anche arrampicandosi sugli specchi, metterla in discussione“.