Davanti alle telecamere di Piazzapulita, trasmissione di La 7 condotta da Corrado Formigli, è tornato a parlare Massimo D’Alema. Prendendo spunto dal suo nuovo libro, “Grande è la confusione sotto il cielo”, il presentatore gli ha chiesto di fornire il suo punto di vista circa la questione cinese, con la nazione del dragone che in questo periodo ha ricevuto attacchi frontali da più parti, soprattutto dagli Stati Uniti d’America: “C’è la necessità di costruire un mondo nuovo, formato sul dialogo con la Cina, che è il Paese dei paradossi – ha commentato D’Alema –. La sua è l’economia capitalistica più forte del mondo e possiede una grande civiltà, con la quale l’Occidente deve fare i conti. Non ci sarebbe nulla di più sbagliato che demonizzare la Cina e creare le condizioni di una nuova guerra fredda. Trump l’accusa di avere dato in ritardo l’allarme Covid-19? Quando l’OMS dichiarò la pandemia, il tycoon definì eccessivo e ingiustificato questo allarmismo, affermando gli USA non si sarebbero fatti spaventare da quest’influenza. In questa drammatica crisi molti han sbagliato”.



MASSIMO D’ALEMA: “GOVERNO DI UNITÀ NAZIONALE? IMPOSSIBILE ORA”

Massimo D’Alema ha poi analizzato la situazione connessa ai fondi europei (Recovery fund in primis) e all’Europa in generale. “Sicuramente si è aperta una battaglia, siamo di fronte a una proposta che suscita numerosi contrasti. Una battaglia vera, che andava già fatta dopo la crisi del 2007: quello era il momento in cui era necessaria una svolta. La Commissione ha messo sul piatto non solo soldi, ma anche una filosofia nuova; mentre fino ad oggi la logica era improntata all’austerità e al contenimento, con l’Europa simile a una struttura politica al servizio del mercato senza essere in grado di regolarlo, da domani si propone come forza propulsiva. È un grande piano di investimenti sul futuro”. In merito alla possibilità della formazione di un Governo di unità nazionale, D’Alema si è dimostrato largamente scettico, non per il concetto in sé, ma per la possibilità di attuarlo ora. Secondo il suo punto di vista, un Governo di unità nazionale si fa “non perché le scelte sono dure, ma perché le scelte sono condivise. Una condivisione che personalmente non vedo in questo momento”. Destabilizzare il Governo esistente – a suo giudizio – non ha senso, perché non è tra quelli mondiali che hanno affrontato peggio l’emergenza, però ora deve cambiare passo. “Saprà farlo? Spero di sì. Io come cittadino sono pronto ad aiutarlo e a metterlo alla prova”.

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