Dall’attuale compagine di Sinistra al Governo Conte, Massimo D’Alema a tutto tondo ai microfoni del Corriere della Sera. L’ex presidente del Consiglio, oggi Advisory Board di Ernst Young, non ha dubbi: la Sinistra ha bisogno di un partito nuovo. «Il Pd era nato con la vocazione maggioritaria; ma non solo non ha raggiunto il 50%, è anche lontano da quel 30% di italiani che si riconoscono nella sinistra. Le formazioni che se ne sono staccate, compresa quella che per ragioni morali ho contribuito a fondare, hanno anch’esse fallito il loro obiettivo politico», il suo giudizio.
Massimo D’Alema ha dunque evidenziato l’importanza di una forza nuova, di una «vera e propria associazione politica»: un progetto che prevederebbe iscritti in grado di decidere anziché delegare «ai meccanismi casuali delle primarie» la selezione della classe dirigente. La parola chiave è ideologia…
MASSIMO D’ALEMA: “COME PUO’ VIVERE LA SINISTRA SENZA IDEE-GUIDA?”
Come sottolineato al Corriere, per ideologia Massimo D’Alema intende un insieme di valori e un’idea del futuro, ciò che dimostrato di avere la destra mondiale. «Come può vivere la sinistra senza idee-guida? Non bastano i programmi per appassionare le persone», ha rimarcato l’ex premier.
Passando al Governo, per Massimo D’Alema non c’è alternativa al Conte-bis: «Certo, se la destra fosse più matura, se riconoscesse che il Covid è una tragedia ben peggiore di quanto aveva predetto, e che l’Europa è oggi per noi la soluzione e non il problema, e si proponesse per un governo di più ampie intese, si potrebbero seguire altre strade. Ma la destra italiana non ha oggi questa maturità».
Non ci sarà una crisi di Governo, dunque, e Conte potrà continuare a guidare il Paese. Renzi? Secondo D’Alema alla fine un compromesso verrà trovato. Tornando al possibile nuovo partito per la Sinistra, un po’ di Pci sarebbe necessario: «La serietà, il metodo, la responsabilità dei dirigenti, la qualità della loro formazione. Fu questo a trasformare un partito che era nato per fare la rivoluzione in un pilastro del sistema democratico, come ha notato in un suo libro Andrea Romano, uno dei tanti che ha lavorato in queste stanze».