Ospite ai Soliti Ignoti Special Vip, Massimo Ferrero dà prova ancora una volta di essere un personaggio eclettico e dalle mille personalità. Un bel guaio, dal momento che, per la concorrente Nunzia, la sfida consiste proprio nel riuscire ad abbinare una (e una sola) identità a ciascun ignoto. Ferrero rimane insieme a Gigi D’Alessio. Tra i due, dev’esserci per forza un “nonno a 39 anni” e uno che “alleva conigli”. Ferrero si presenta come “tifoso della Roma”, salvo poi ritrattare tra le risate generali: “Forza Doria” è ormai praticamente il suo motto (e anche un po’ il suo mantra). Nunzia, comunque, non si lascia fuorviare. Su di lui intuisce che deve avere molte dimore, e magari – tra queste – anche una in campagna. Per questo è abbastanza plausibile che Ferrero sia titolare di un allevamento. A conferma dell’ipotesi, il fatto che D’Alessio è effettivamente diventato nonno a 39 anni. (agg. di Rossella Pastore)

Massimo Ferrero ospite ai Soliti Ignoti Special Vip

Massimo Ferrero ospite della puntata speciale de “I soliti ignoti Special Vip“, il quiz show condotto da Amadeus in prima serata sabato 23 maggio su Raiuno. Il presidente della Sampdoria è pronto a mettersi in gioco nel seguitissimo quiz della Rai1 che consiste nell’abbinare a otto “ignoti” la giusta identità. Una puntata davvero speciale visto che arriva dopo due mesi di sospensione del programma costretto, come tanti altri, alla chiusura per via dell’emergenza sanitaria da Coronavirus. Parlando proprio della pandemia, Ferrero dalle pagine de La Repubblica ha dichiarato: “non dico che ce la dovevamo aspettare, questa roba orrenda, ma forse potevamo presentarci al virus un po’ più preparati, come individui, come società. Adesso temo la bancarotta o l’oblio”. Un momento difficile per tutti, compreso il Presidente della Samp che proprio a La Repubblica ha rivelato un suo sogno: “allenare la Roma. Sembrava nel mio destino ma poi non è successo. È vero, ho sognato di rilevare la società, ma in un giorno lontano”.

Massimo Ferrero: “rimpiango si facevano 600 film all’anno”

Non solo, il presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero è anche produttore cinematografico e imprenditore. Dalle pagine di “Repubblica Roma” ha raccontato alcuni retroscena sulla sua infanzia ed adolescenza. “La mia infanzia è stata a Testaccio. Erano tempi liberi e insieme complicati” – ha raccontato Ferrero rivelando – “chi aveva problemi, andava a rubare i portafogli sugli autobus, annavano a fa’ er quajo, come si diceva. Eravamo poverissimi. Si faticava a finire la giornata”. Poi è arrivata l’esperienza del riformatorio visto che fu arrestato per oltraggio al padre della sua fidanzata: “era una guardia. Lo chiamavano riformatorio, ma in realtà era un carcere vero e proprio”. La passione per il cinema l’ha spinto ad intrufolarsi a Cinecittà nascondendosi nelle casse dei panni della lavanderia: “mi intrufolavo. Facevo sega a scuola, allora andavo alla Quattro Novembre. Era l’unico modo per passare i controlli”. Parlando proprio del cinema però il produttore ha un grande rimpianto: “in Italia si facevano 600 film all’anno, anche se con le cambiali. Rimpiango l’Italia che il mondo ammirava e che al mondo insegnava. E al cinema ci andavamo tutti. Con gioia. Stupore. Adesso ho paura che al cinema vadano soltanto gli scoppiati, i soli. Il cinema invece va condiviso”.

Massimo Ferrero: ecco il perchè del soprannome Er Viperetta

Durante la lunga intervista rilasciata a La Repubblica Roma, Massimo Ferrero ha raccontato anche come è nato il soprannome di Er Viperetta. “All’inizio ero Er Gatto de Testaccio, un gattaccio di strada, ovviamente, non un aristogatto, uno di quelli con gli occhi pieni di cispe e le orecchie smozzicate” – racconta il presidente della Samp. Qualche anno dopo arriva il famoso soprannome durante le riprese di un film: “un giorno sul set mi chiesero se volevo fare un film su Pasolini. Dissi di sì. Aggiunsero che c’erano pure scene di letto e uno mi toccò il fondo schiena. Al Gatto di Testaccio non si poteva fare. Gli detti una capocciata. E lui a terra gridava: ‘Sei una vipera, sei una vipera!’. Ma fu Monica Vitti la prima a chiamarmi Viperetta. Ancora ci penso. Aveva ragione, so’ na vipera”.